Game or Reality? La storia dietro a Game of Thrones

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By Kal242382Own work, CC BY-SA 4.0, Link

di Matteo Di Legge

Dire che Game of Thrones, in italiano Il Trono di Spade, ha cambiato per sempre il modo in cui le persone percepiscono e si approcciano al passato, ridefinendo un immaginario che era sopito da tempo, può sembrare una affermazione forte ma non è affatto lontana dal vero. La serie prodotta da HBO e seguita da milioni di persone nel mondo è probabilmente lo show televisivo più famoso del momento, nonché uno dei maggiori successi commerciali degli ultimi quarant’anni.

Si stima che la sua fan base , ovvero la base di fan, coloro cioè che conoscono e seguono la saga fin dai suoi esordi (avendo probabilmente anche letto i libri di G.R.R. Martin dalla quale è tratta), abbia recentemente superato, come numeri e popolarità, quella di mostri sacri del calibro di Star Trek, Star Wars e LOTR (Il Signore degli Anelli), conquistando l’ambita prima posizione tra le serie tv della graduatoria stilata da Fandom 250, un sito creato appositamente per mettere in ordine di popolarità, tramite un sistema di votazioni online, i primi 250 “fenomeni globali”, tra i quali è compreso praticamente qualsiasi cosa, dalle stelle dello sport o del cinema alle saghe cinematografiche.
GoT non solo occupa il primo posto nella classifica relativa agli show televisivi, ma è anche undicesimo su scala globale: questo vuol dire che la sua popolarità è a solo una posizione di distanza dai primi dieci di questi fenomeni; Tenuto conto del fatto che è anche lo show televisivo più piratato del pianeta, con un numero di download illegali della settima stagione che ha superato il miliardo , possiamo affermare con certezza che la forza narrativa ed immaginifica di questa saga superi agevolmente i limiti del medium televisivo e vada ad influire in maniera sensibile sul modo di visualizzare il passato del pubblico che potremmo definire generalista, con una approssimazione che, visti i numeri dei quali parliamo, non va ad inficiare la nostra analisi.

Per costruire una periodizzazione ed un contesto storico il più possibile credibile gli autori si ispirano quasi sempre alla vera storia umana, replicando gli usi e i costumi di un particolare periodo storico e non solo, spesso prendendo a modello anche le dinamiche politiche, le lotte per il potere e le guerre che lo hanno infiammato, donando al loro racconto, sia esso scritto o filmico, quella dose di realismo necessaria a renderlo credibile, permettendo al contempo ai pochi ma significativi elementi fantastici di amalgamarsi con la storyline, andando a formare un costrutto narrativo solido, capace di appassionare milioni di lettori e/o di spettatori. Quali sono dunque le principali caratteristiche o gli eventi storici reali ai quali si ispira GoT, e perchè catturano così bene l’attenzione di chi segue la saga? 

Geografia 

Ciò che non è sfuggito praticamente a nessuno ma che comunque costituisce un elemento significativo e meritevole di menzione è la notevole somiglianza tra Westeros, il continente immaginario nel quale si svolge la maggior parte delle vicende della saga, con le isole britanniche:

 

Ad essa si aggiungono le similitudini che è possibile trovare tra il secondo continente più significativo della saga, al di là del Mare Stretto (Narrow Sea, che somiglia molto al canale della Manica), con il medio oriente: il territorio infatti è composto soprattutto da steppe o deserti e le città sono palesemente ispirate a quelle di matrice mediorientale o mesopotamica

All’estremo nord di Westeros è possibile invece individuare non solo un territorio in tutto e per tutto simile alla Groenlandia, coperto da ghiacciai e nevi perenni, ma anche uno dei manufatti più importanti per le vicende della saga: la Barriera, un imponente muro di ghiaccio che separa il continente dall’estremo nord, creato in tempi remotissimi per respingere gli assalti degli Estranei, i non-morti, una delle principali calamità del mondo di GoT.

Non è un caso che Martin abbia inserito un enorme muro, che potremmo definire vallo, proprio nell’estremo nord di un continente così somigliante all’Inghilterra. La similitudine con il Vallo di Adriano è più che evidente e non sarà sfuggita a molti.

Il Vallo di Adriano infatti fu costruito a partire dall’anno 122 d.C. a nord dell’attuale Inghilterra, per separare i domini romani settentrionali dal mondo barbaro. Il Vallo era composto essenzialmente da un imponente muraglia inframmezzata da postazioni di guardia e aveva lo scopo di dividere in due l’isola inglese, attraversandola da costa a costa, segnando il confine fra i territori romani della Britannia e quelli dei barbari della Caledonia.

Fu appunto l’imperatore Publio Elio Adriano ad ordinarne la costruzione e una volta ultimato il vallo arrivò a misurare 112 chilometri di lunghezza; era interrotto ogni 1500 metri da una porta e oltre ogni porta si trovava un forte o un fortino, per un totale di 17 forti principali e 80 fortini. Fra due fortini si ergevano due torri di vigilanza; I forti e i fortini erano strutture destinate al sostentamento della guarnigione e vi si trovavano le baracche per l’alloggiamento della truppa, un ospedale, uno spazio per le esercitazioni e un granaio per la conservazione del cibo.

Dunque non solo la Barriera trae ispirazione dal Vallo di Adriano, ma le fortificazioni che vi sorgono sia sopra che alla base, gestite dall’ordine dei Guardiani della Notte, ricordano molto il sistema difensivo approntato dai romani nella sede del vallo, atto a respingere minacce provenienti dalla parte “non civilizzata” del territorio, irta di pericoli e perlopiù sconosciuta.

Storia  

Alla base della travagliata storia che anima la serie vi è, come tutti sanno, la lotta per il trono di Westeros. Regnare sul continente è obiettivo di molti e la quasi totalità delle guerre, degli scontri e degli intrighi che vediamo accadere sullo schermo hanno sempre lo stesso motore, ovvero l’ambizione di poter prima o poi cingere la corona e sedere sul trono, signori indiscussi del regno e senza più avversari. Questo pericolosissimo onore tocca a svariati personaggi nel corso della serie, facenti parte di famiglie nobiliari diverse, dalle caratteristiche e dalla storia differente, avvinghiate in una lotta senza esclusione di colpi per il predominio. Un’ambientazione del genere non può che richiamare alla mente il tardo medioevo europeo e proprio quel periodo storico costituisce la principale fonte di ispirazione per Martin, che ha tratteggiato vicende e personaggi ispirandosi ad un conflitto in particolare, molto importante per il Regno Unito perchè ne stabilì l’assetto dei successivi due secoli, ovvero la Guerra della due Rose, fin dai nomi delle due casate protagoniste dello scontro: Stark e Lannister, che ricordano molto York e Lancaster.

Combattuta tra il 1455 e il 1485, la Guerra delle due Rose fu una lunga e sanguinosa contesa dinastica tra due rami della famiglia dei Plantageneti, che governava l’Inghilterra dai tempi di Edoardo II, nel 1154. I due rami cadetti si separarono dalla casata principale quando i figli di Edoardo III che non potevano ereditare il trono, Giovanni di Gand e Edmondo di Langley divennero duchi di Lancaster e York; entrambi i rami della famiglia potevano avanzare pretese al trono e questo li condusse alla guerra, che terminò con la scomparsa di entrambe le famiglie e l’ascesa al trono della potente dinastia Tudor, dalla quale provengono due dei sovrani inglesi più celebri: Enrico VIII ed Elisabetta I.

Le similitudini tra la serie tv ed il medioevo europeo tuttavia non terminano qui, anzi: è possibile infatti trovare numerosi parallelismi tra i personaggi del racconto e figure storiche realmente esistite. Un esempio è la figura del re folle, Aerys II Targaryen, colui che nei romanzi (nella serie compare solo in alcune visioni) precipita Westeros nella guerra civile, con la fazione guidata da Robert Baratheon che sorge per contrastare il sovrano ormai completamente pazzo. La storia europea ci ha consegnato vari sovrani ritenuti folli, o guidati dalla pazzia, due dei quali presentano notevoli somiglianze con la parabola di Aerys: Carlo VI di Francia e suo nipote, Enrico VI d’Inghilterra.

Carlo VI, salito al trono nel 1380, prima di sprofondare nella follia era conosciuto come “il beneamato” per via del miglioramento significativo delle condizioni economiche del regno ottenuto grazie alla sua politica. Ma nell’agosto del 1392, mentre viaggiava in direzione della Bretagna con il suo seguito, nella foresta di Le Mans venne colpito da una crisi di pazzia ed uccise a sangue freddo quattro dei suoi cavalieri, rischiando di ammazzare anche il fratello, Luigi d’Orlean, prima che la sua scorta potesse fermarlo. Da quel momento la sanità mentale del re precipitò: era convinto di essere fatto di vetro, una psicosi piuttosto comune nel medioevo[1], non riconosceva più moglie e figli,diventava violento con i servi, presentava episodi di autolesionismo e schizofrenia paranoide. Essendo praticamente incapace di concentrarsi e prendere decisioni il potere politico passò ai principi del sangue, le cui rivalità e controversie gettarono il paese in una guerra civile.

Sorte analoga toccò a suo nipote, Enrico VI, che governò l’Inghilterra nel burrascoso finale della Guerra dei Cent’anni, caratterizzato dal tracollo della potenza militare inglese in Francia e la conseguente perdita di tutti i feudi inglesi in territorio francese. La crisi politica che ne seguì, peggiorata dall’inettitudine del re, condusse il paese alla guerra civile, la Guerra delle due Rose già nominata prima. Nel 1453 infatti fu proprio lo stato di follia catatonica che colpì re Enrico, che era un Lancaster, a costringere la regina Margherita a chiedere la reggenza, per incapacità del sovrano di adempiere al suo ufficio, reclamandola per sé. Il titolo di Lord Protettore andò invece a Riccardo di York, rivale di Enrico, che non perse tempo a sfruttare la sua nuova posizione per consolidare il suo potere e portare avanti svariate vendette personali. Con la guarigione del re due anni più tardi Riccardo di York venne nuovamente isolato e decise dunque di prendere le armi contro il suo vero nemico, non tanto re Enrico, bensì Margherita stessa, ormai sovrana in pectore (il marito infatti non si riprese mai del tutto). Con l’apertura delle ostilità nel 1455 ebbe inizio il conflitto che abbiamo già citato e dal quale Martin ha attinto parecchio.

Questi sono soltanto alcuni esempi di come la saga di Game of Thrones sia fortemente intrecciata con la storia: un intreccio che contribuisce a dare profondità alla narrazione, con una gravitas che, seppure frutto di un riadattamento di eventi storici reali, dona alla storia una statura tutta nuova, influendo inevitabilmente sull’immaginario collettivo. Questo rapporto è così stretto e ramificato che su di esso è sorto un intero portale di contributi storici, articoli e saggi brevi che trattano proprio di tutte le interconnessioni storiche presenti nella saga ideata da Martin: la prova definitiva di quanto questa serie tv abbia cambiato il modo di approcciarsi alla storia da parte del pubblico; Game of Thrones diventa infine una chiave di lettura, un comune denominatore capace di calare le persone dentro la storia, anche soltanto accennandola; un mezzo dalla potenza formidabile e applicazioni nel campo della public history praticamente infinite e meritevoli di ulteriore studio e approfondimento.


Note:

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Glass_delusion consultato il 15/04/2019