Videogames e Storia Medievale: Assassin’s Creed Valhalla

#popreview, giochi, Videogames e Medioevo

di Andrea Oldani

Terzo appuntamento con il ciclo Videogames e Public History a tema storia medievale. Questa volta si tratta solo di una PopPreview del gioco Assassin’s Creed Valhalla (al seguente link troverete il trailer di lancio https://www.youtube.com/watch?v=rKjUAWlbTJk) che sarà disponibile entro la fine del 2020 per PC, Xbox One, Xbox Series X, PlayStation 4 e PlayStation 5.

Il dodicesimo capitolo della celebre saga sarà ambientato nell’anno 873 d.C. tra l’Inghilterra e la Norvegia e vedrà scontrarsi i razziatori norvegesi contro le forze dei regni anglosassoni, e in particolare, contro Re Alfredo il Grande di Wessex. La Ubisoft ha optato, quindi, per un’ambientazione assai riconoscibile della Storia del Medioevo europeo – da cui per altro aveva già attinto per il setting del primo Assassin’s Creed: le Crociate – in ottica Monumental1, ovvero le seconde invasioni del IX e X secolo e più precisamente quelle legate ai Northmann (gli Uomini del Nord Norvegesi, Danesi e Svedesi). Questi uomini del Nord attraggono ancora il grande pubblico, basti pensare al successo di serie tv quali Vikings o l’epopea di Thor nell’universo Marvel. A più di mille anni di distanza ci affascinano ancora per i loro viaggi epici tra le due sponde atlantiche, le coste mediterranee e i fiumi dell’Europa Orientale. I Vichinghi si collegano, poi, a uno degli stereotipi maggiormente diffusi sul Medioevo: la contrapposizione tra cavalleria e barbarie. Il barbaro è colui che viola l’ordine sociale minacciando il mondo civilizzato, sebbene di recente sia stato rivalutato come un guerriero che combatte contro le ingiustizie, in grado di sanare una società corrotta imponendo un nuovo ordine fondato su più autentici valori etici. Questa idea di paligenesi è presente in autori quali Tacito, Vico, Montesquieu e Rousseau ed è stata ampiamente abusata soprattutto per fini politici, tesi a giustificare la superiorità di un popolo su un altro, attraverso l’elaborazione della «teoria della conquista», volta a giustificare l’ibridazione tra diversi popoli e culture che avrebbero dato vita a una nazione dai caratteri originali. Ne segue quindi il richiamo a quel Grande Nord come mito originario e puro, anticlassico e opposto alla civiltà greco-romana mediterranea, che professa una religione pagana, ancorata nella mitologia nordica e nell’oralità, che si contrappone al Cristianesimo, la religione del libro. Per fortuna la ricerca storiografica è progredita su basi sempre più scientifiche che le hanno consentito di allontanarsi sia da queste teorie sia dal corrispettivo immaginario wagneriano – nibelungico fatto di elmi con corna e quant’altro.

Tornando ad Assassin’s Creed Valhalla sarà interessante osservare come la Ubisoft intreccerà la storyline della saga che contrappone da millenni Assassini e Templari con quella del protagonista, nella realtà del IX secolo. In particolare sarà interessante capire come verrà affrontato il rapporto tra i regni anglosassoni e i Norreni considerando che il primo sbarco risale, secondo la Cronaca Anglosassone, al 789 nel Wessex, a cui fecero seguito i saccheggi dei monasteri di Lindisfarne (793), Jarrow (794) e Iona (795).

Il gioco è ambientato quasi un secolo dopo nell’anno 873. È possibile quindi che questa possa essere una parte della mappa con i regni anglosassoni divisi dal Danelaw, il territorio occupato dai Norreni che vi avevano istituito una propria società, costellata da toponimi con desinenze scandinave -by o –thorp, contrapposte alle anglosassoni –ing, -ingham e -ington. Inoltre, a partire dal 865 il Danelaw era diventato la base per le operazioni del “Grande Esercito Danese” di Hafdan e Ivarr Senza Ossa. Tutti elementi che, se presenti nel gioco, contribuiranno sicuramente a legittimarne l’autenticità e l’accuratezza storica in ottica Antiquarian.

Sarà interessante capire come verrà gestita la figura di re Alfredo il Grande, che compare nel trailer e che all’epoca fu il sovrano sassone che maggiormente riuscì a opporsi ai Norreni, al punto da essere considerato il salvatore dell’Angelcynn, termine dal lui stesso coniato e traducibile con “terra del popolo inglese” mentre Englaland comparve circa un secolo dopo. In prospettiva Critical andranno analizzate anche le azioni dei “Templari”, i nemici ancestrali degli Assassini. Parteggeranno per una fazione o saranno infiltrati sia tra gli Anglosassoni sia tra i Norreni, un po’ come in Assassin’s Creed Odyssey in cui i membri della Setta del Cosmo si erano insinuati tanto nella Lega Delio-Attica a guida Ateniese quanto in quella Peloponnesiaca a guida Spartana?

In ottica Borrowed Autenticity bisognerà valutare come verrà gestito il rapporto e lo scontro tra le due religioni: da una parte il Cristianesimo anglosassone e dall’altra la religione politeista norrena. A metà trailer vediamo il protagonista avere una visione di Odino, che poi sorvola il campo da battaglia con le fattezze di un corvo.

Un ulteriore elemento che vorrei considerare è legato al particolare contesto sociale in cui sarà ambientato Assassin’s Creed Valhalla, che lo rende per certi versi unico e differente da altri capitoli della saga. I giocatori si troveranno, infatti, immersi in un contesto scarsamente alfabetizzato e dove la cultura e la scrittura erano appannaggio di poche persone, nella maggior parte dei casi ecclesiastici. Per di più l’Inghilterra del IX secolo ha assistito quasi impotente alla distruzione ad opera degli Scandinavi di molti monasteri, i veri centri di cultura e di produzione e trasmissione di testi dell’epoca, nell’East Anglia e nelle Midlands. Come conciliare quindi un contesto, come quello altomedievale, dominato dall’oralità e dalla gestualità, con la ricerca di lettere, indizi o intercettare rapporti segreti tra i nemici degli Assassini? Prevarranno, allora, la materialità, le rune, i boschi sacri e i rari esempi di scrittura documentale? Una traccia della scrittura è presente durante il trailer mentre re Alfredo è intento a ratificare quello che potrebbe essere un atto di dichiarazione di guerra. Già qui troviamo un primo elemento di Historical Provenance2 poiché atti del genere iniziano a comparire a partire dall’età moderna, mentre dal trailer di Assassin’s Creed Valhalla si vorrebbe farne risalire l’origine già nel Medioevo. E tuttavia, dal quel che si può leggere soffermandosi sull’immagine, ho apprezzato davvero molto, da quel che si può leggere, la ricostruzione della minuscola insulare o littera scottica. Si tratta di una scrittura che si sviluppò a fine VII secolo per esigenze legate alla maggior praticità, rapidità ed economia grafica e che derivò le sue forme grafiche a partire dalla maiuscola insulare o litterae tunase, usata invece per la produzione libraria di codici di lusso (e.g. Book of Kells e il Book of Durham).

Da una breve analisi paleografica capiamo che si tratta di una minuscola insulare poiché il corpo e le aste delle lettere non rientrano in un sistema bilineare, dato che le aste ascendenti e quelle discendenti fuoriescono da esso.

Possiamo individuare poi alcune lettere caratteristiche quali la r (cerchiata in verde), la s (cerchiata in blu), la doppia versione della d maiuscola o oncliale (cerchiate in rosso) e il “dente di lupo” ovvero una decorazione triangolare con il vertice rivolto verso il basso ,tipica della scrittura insulare e presente sulle aste discendenti (cerchio rosa sull’asta della h e della b). È interessante, poi, notare come Alfredo sia intento a “firmare il documento” con il suo nome nel cerchio giallo (Ælfred). Sappiamo che Alfredo, a differenza di molti altri sovrani altomedievali, non era analfabeta, ma anzi imparò il latino e tradusse opere latine in Old English per i suoi sudditi, promuovendo al contempo un programma didattico assai simile a quello promosso da Carlo Magno servendosi di un gruppo di intellettuali di corte. Fu, inoltre, l’unico monarca inglese che si dedicò alla scrittura di libri prima di Enrico VII. Però qui un po’ mi è caduta la Ubisoft, ma penso che l’abbia fatto per questioni legate alla Gamefication e alla necessità di rendere riconoscibile immediatamente il personaggio. I sovrani, e generalmente le persone che vissero nel Medioevo, non si firmavano, ma sottoscrivevano il loro nome, accompagnandolo cioè da epiteti e dai titoli, come possiamo vedere nell’immagine sottostante di un charter di re Alfredo e dell’arcivescovo Æthelred di Canterbury datato 873.

La sottolineatura verde al primo rigo mostra come sarebbe stato scritto il nome di re Alfredo “Ego Elfred rex cu(m) consensu et licentia atque compliora…”, mentre la seconda nella parte escatocollare della concessione riporta una sottoscrizione con che sta ad indicare il titolo di questa persona ovvero Re dei Sassoni Occidentali “Ego Ædelulf rex occidentaliu(m) saxonu(m) hanc m[eam manum] cert[am] cu(m) [Si]gno crucis Cristi roborabo et sub(scripsi)”, a cui fanno seguito le sottoscrizioni dei testimoni.

Sarà interessante capire, in ultima analisi, quale sarà l’apprezzamento dei giocatori e il confronto, inevitabile, con Total War Thrones of Britannia, gioco di strategia a turni ambientato nell’878 nelle isole britanniche, che dava la possibilità di giocare con 10 fazioni tra cui i regni anglosassoni, i clan gaelici, gli Scoti e i Norreni. Thrones of Britannia ha ricevuto una buon feedback di 75/100 su Metacritic https://www.metacritic.com/game/pc/a-total-war-saga-thrones-of-britannia, nonostante le lamentele di molti giocatori su alcune meccaniche della campagna e delle battaglie. Vedremo allora se un gioco impostato sul ruolo e l’azione, marchio di fabbrica di Assassin’s Creed che permetterà di immedesimarsi nei seguaci degli oramai famosi figli di Ragnar Lothbrok, riscontrerà maggior successo.


Note:

1 Termine usato da Metzger e Paxton nel loro framework per indicare la tendenza da parte degli sviluppatori a utilizzare periodi storici per creare empatia con i giocatori attraverso l’utilizzo di personaggi e popoli ritenuti iconici per le imprese o le conquiste realizzate.

2 Termine usato da Metzger e Paxton nel loro framework per indicare la tendenza dei videogiochi a collocare un problema o identità attuale nel passato di modo da farne risalire l’origine in una prospettiva di lungo periodo.

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