#popidentity
Matteo Di Legge
Nato a Roma nel 1986 ma modenese d’adozione, mi sono sempre sentito più un figlio dell’Urbe che della Ghirlandina, che però amo chiamare la “bianca torre di Echtelion”, una citazione tolkeniana che sottolinea l’importanza del monumento e la mia fiera essenza “nerd”.
La mia storia formativa è bizzarra, perché prima frequento un istituto tecnico diplomandomi perito chimico, sempre affascinato dalla scienza sin da piccolo, poi mi butto nel mondo del lavoro per circa tre anni, facendo un po’ di tutto, dall’operaio al tecnico di laboratorio. Con l’avvento del famigerato 2008 decido di tornare a studiare, anche grazie al supporto dei miei genitori. Dopo un primo anno disastroso nella facoltà di chimica approdo a quella di storia, a Bologna, perché assieme alla scienza l’altra grande passione sono le vicende umane. Ed è amore a prima vista, tanto che decido di continuare frequentando la magistrale in scienze storiche e laureandomi nel 2016 con una tesi sulla storia della Marina Militare Italiana.
E’ poco dopo la laurea che incappo nel Master in Public History organizzato dall’Università di Modena e Reggio, al quale mi iscrivo con un certo entusiasmo e una rinnovata speranza di vedere la storia finalmente al rango che le spetta, non di creatrice di noia ma di curiosità ed interesse.
Sono un nerd e ne vado fiero: colleziono fumetti, soldatini, oggetti di scena, vado alle convention ed ogni tanto mi sono anche camuffato come uno dei miei beniamini; lo sono da quando avevo quattordici anni, quando questa tipologia era molto emarginata e non aveva il successo che ha ora. Sono convinto che la cultura nerd (perché di quello si può parlare ormai) abbia grandissimi debiti nei confronti della storia, e che sia un legame ancora poco sondato ma che può presentare grandi sorprese.
Sono anche un appassionato di storia del Regno Unito, di storia militare e storia navale, un gran lettore di romanzi d’avventura ricchi di battaglie tra vascelli a colpi di cannone, adoro scrivere e sono un assiduo sostenitore del lavoro manuale: falegnameria, tappezzeria, bricolage, pittura, stampa 3D…ho persino rubato la macchina da cucire di mia madre. Mi ha sempre affascinato l’imparare nuove tecniche, qualsiasi esse siano, e la mia stanza somiglia più ad un laboratorio che ad altro.
Purtroppo non ho ancora trovato una mia realizzazione lavorativa, ed è anche per quello che credo tanto in Pophistory.
“Do, or do not. There is no try”