Il Criptoportico romano di Vicenza

di Gian Luca Gonzato

Oggi vi porteremo a Vicenza in un viaggio attraverso i secoli sino all’età romana. Vi parleremo infatti di un luogo molto raro per l’Italia settentrionale perché uno dei pochi di questa particolare tipologia a essere giunto sino a noi: il Criptoportico Romano.

Nella Piazza del Duomo del capoluogo vicentino, infatti, possiamo incontrare tre interessanti siti: la Cattedrale, con la sottostante Area Archeologica, il Museo Diocesano, che conserva alcune delle più importanti testimonianze dell’affermazione e diffusione della religione cristiana nel territorio di Vicenza, e ultimo ma non ultimo il Criptoportico Romano.

Situato circa 6 metri sotto il livello del suolo, questo spazio costituiva il criptoportico di una domus romana realizzata tra l’età tardo repubblicana e l’epoca del primo Impero. Dove oggi si trova la piazza del Duomo e si erge la Cattedrale, infatti, in epoca romana si trovava una zona residenziale in prossimità del centro cittadino, ovvero il foro, che occupava la sezione più occidentale dell’attuale Piazza dei Signori (piazza, per intenderci, dove si trova la celebre Basilica Palladiana) e si estendeva sino alla lì vicina Contrà Do Rode, mentre le terme pubbliche spaziavano da Contrà Muscheria fino a Contrà Do Proti. L’attuale Corso Palladio, infine, ripercorre grossomodo quello che anticamente era il Decumano Massimo.

Il Criptoportico Romano ha una struttura a ferro di cavallo e presenta due stanze, lungo il braccio centrale. Con i suoi 90 metri di lunghezza quello di Vicenza è il più grande criptoportico conosciuto (è stato infatti scoperto, per puro caso, solo nel 1954) a uso privato nell’Italia settentrionale. Ad Aosta ve ne è uno più grande ma collocato sotto il foro e destinato a uso pubblico.

Al Criptoportico di Vicenza vi si può accedere con l’ausilio del personale del Museo Diocesano di Vicenza, che si occupa delle visite guidate.. La discesa nel Criptoportico propone un’interessante incontro con la storia, in primo luogo (ma non soltanto) fisico. La struttura del luogo è infatti la medesima dell’epoca romana ed è percorribile nella sua interezza (due bracci laterali di circa 27 metri ciascuno e uno centrale di 29, oltre a due stanze annesse). Muovendosi negli spazi e osservando alcuni resti presenti in situ (come alcuni segmenti di una linea rossa che percorreva le pareti) i visitatori possono immaginare come appariva quel luogo in passato. A differenza di quanto avviene molto spesso nei Musei, infatti, in questo caso i reperti non vengono asportati e decontestualizzati dal sito al quale erano destinati, rendendo così più facile e immediato immaginare configurazione, usi e costumi del passato.

Vi sono poi altri elementi della discesa nel Criptoportico che offrono una concreta possibilità di confrontarsi con la vita quotidiana di chi ha abitato quegli spazi. La prima stanza posta lungo il braccio, ad esempio, in epoca romana era una dispensa per il cibo e ciò si può comprendere prestando attenzione ai fori lungo le pareti (utilizzati per inserire le assi che formavano le mensole) e un gradino che divide lo spazio della dispensa da quello del braccio centrale.

Un altro aspetto molto interessante del Criptoportico è la possibilità che offre di osservare i diversi livelli di pavimentazione. La continuità abitativa della domus si sviluppò infatti per tutta l’epoca romana e alcuni proprietari della villa, in periodi distinti, decisero di allestire nuove pavimentazioni. È possibile, ad esempio, osservare un segmento della pavimentazione più antica (I secolo a.C), composta da esagoni allineati con quadrati di marmo bianco al centro, oppure una sezione più recente (I secolo d.C) comprendente tessere di marmo di colore bianco e nero. I visitatori si possono quindi confrontare in situ con uno spazio stratificato, che richiama diverse epoche, e questo potrebbe stimolare in loro un approccio critico volto a ricercare la complessità dei luoghi storici; complessità data dai molteplici passati che accavallandosi formano l’identità degli spazi del presente.

Visitare il Criptoportico Romano di Vicenza fornisce quindi diversi spunti di interesse per la cittadinanza. contribuendo ad accrescere la sensibilità nei confronti del patrimonio culturale proprio attraverso il confronto con gli aspetti del passato che le tracce materiali possono restituire. Ma è soprattutto entrando in relazione con la vita quotidiana degli individui dell’epoca romana – immaginando l’allestimento degli spazi e osservando la funzione di alcuni luoghi – che si può portare la storia a un livello intimo e personale per il visitatore, che riesce a percepirla attraverso molteplici sensi (vista e, solo potenzialmente, tatto). La storia non è solo quella racchiusa in narrazioni che legano gli eventi secondo rapporti di causa-effetto ma, anche, quella vissuta dalle persone, nella loro quotidianità.

Se passate per le parti di Vicenza, una visita al Criptoportico Romano è d’obbligo!