Molto più che una maglietta! Reggio Emilia: visita alla mostra “Compagno cittadino, fratello partigiano”

di Stefania Cogliani

Forse a tutti noi almeno una volta è capitato di compare una maglietta a righe; un acquisto semplice dalle poche pretese, vagamente pop; un capo intramontabile e quasi “iconico” come direbbero gli influencer di oggi. Ma nel preparare questo racconto ho pensato che a volte quella che può sembrare solo una moda, moda non è; una semplice maglietta in un dato periodo storico può simboleggiare molto di più, farsi carico di ideali e valori seri che vogliono e hanno il diritto di emergere. Una t-shirt può raccontare una storia drammatica, grave e piena di fierezza giovanile.

È quello che accadde a tanti ragazzi intorno agli anni Sessanta; in varie città italiane gruppi di antifascisti iniziarono a manifestare, scendendo nelle nostre piazze in maniera pacifica a suon di canti della Resistenza per protestare contro il governo in carica, il governo democristiano presieduto da Tambroni, salito al potere anche grazie ai voti del Movimento Sociale, l’MSI, di chiara ispirazione fascista. Quel governo doveva sembrare allora un forte smacco, uno schiaffo irrispettoso al movimento di Liberazione dal nazifascismo che solo quindici anni prima aveva portato l’Italia ad essere un paese democratico basato sulla Costituzione.

Protestano in massa a Roma, Genova, Bologna, Reggio Emilia: sono operai figli di operai, poveri ma determinati. Molti di loro saranno colpiti da una dura repressione, restando feriti (o come vedremo uccisi) da a genti di pubblica sicurezza. Un dettaglio, oltre al convinto antifascismo e allo spontaneismo, unisce quei giovani: nelle foto dell’epoca indossano in gran numero delle magliette a strisce, rosse e bianche o bianche e blu. Le indossano con semplicità, forse non del tutto consapevoli che quel particolare scanzonato diventerà (loro malgrado) oltre che un segno distintivo della lotta contro il ritorno del fascismo anche un marchio di sangue.

Racconta un testimone dell’epoca:

Eravamo tutti giovani, generosi e intransigenti, portavamo i jeans, avevamo il mito dell’America e siccome i soldi in tasca erano pochi ci vestivamo con delle magliette comprate per trecento lire nei grandi magazzini. Non ci interessava una vita passata solo lavorando, preferivano guadagnare meno ma avere più tempo libero, però quando ci fu da protestare non ci tirammo certo indietro.

 Tra tutti questi “Ragazzi dalla maglietta a strisce” ne voglio ricordare cinque ai quali toccò un destino diverso dai sogni che probabilmente coltivavano: OVIDIO FRANCHI, 19 anni, operaio. EMILIO REVERBERI, 39 anni, operaio. LAURO FARIOLI, 22 anni, operaio. AFRO TONDELLI, 36 anni, operaio. MARINO SERRI, 41 anni, pastore.

Della loro storia vorrei parlarvi, attraverso una bella mostra allestita a Reggio Emilia, in occasione dell’imminente anniversario della data in cui furono uccisi. Si chiama “Compagno cittadino, fratello partigiano” e fino al 31 ottobre è allestita all’aperto, nel cortile dello Spazio Gerra a Reggio Emilia per ricordare l’eccidio dei Martiri del 7 luglio 1960; un “giardino parlante”, che diventa angolo della memoria per non scordare una pagina tragicamente nota della storia reggiana.

In quella data, persero la vita sotto i colpi d’arma da fuoco della polizia i cinque giovani cittadini antifascisti sopra citati, in gran parte ex partigiani, che stavano manifestando pacificamente durante uno sciopero in piazza Cavour (proprio a pochi passi dalla mostra), quella piazza che ora tutti chiamano “dei Martiri”, appunto. Furono colti inermi dalla violenza degli agenti di Polizia, in una giornata che rimase come una ferita aperta sotto il sole per molto tempo nella città emiliana.

Una data e un episodio storico che avranno un’importanza ben più ampia e profonda del mero fatto locale, influenzando il sentire politico nazionale già compromesso da un clima difficile, nutrito da contrasti ideologici potenti. Un titolo che fa riferimento alla canzone di Fausto Amodei, inno di orgoglio e dolore insieme, dedicata a quei giovani divenuti per tutti “I morti di Reggio Emilia”.

Un”esposizione gratuita, open-air e accessibile 24 ore su 24, che unisce vari tipi di testimonianze; fotografiche, audiovisive, grafiche e artistiche, in un invito sincero e aperto ai visitatori, sia a coloro che la storia la conoscono già e non vogliono dimenticare, sia a coloro che si avvicinano incuriositi e scoprono per la prima volta questi fatti.

La narrazione segue in maniera coerente e cronologica la vicenda e risulta impreziosita dalle fotografie storiche di quel giorno e dai racconti di chi c’era; sul sito dello Spazio Gerra è inoltre disponibile un podcast che grazie alle voci dei parenti delle vittime aiuta a rivivere in maniera chiara ed emozionante sia il clima della giornata (con impressionanti tracce audio degli scontri di piazza) sia cosa avvenne nel “dopo eccidio”(il funerale con corteo di 150.000 persone tra cui i volti noti di Palmiro Togliatti, Arrigo Boldrini “Bulow”, Ferruccio Parri e un inaspettato intellettuale democristiano “disobbediente”, Corrado Corghi).

Una mostra che credo non lascerà indifferenti e che mi invita a salutarvi con una suggestione; grazie al potere evocativo che hanno, le fotografie riescono a cogliere l’importanza di attimi che solo dopo anni, riguardandole, riusciamo a mettere a fuoco, vestendoli di significati sempre nuovi. Dunque, per concludere sceglierei un’istantanea, una polaroid che vedo emergere al sole cocente di quel luglio di tanti anni fa; la piazza è piena, rumorosa, pulsa di contrasti. Se fai lo zoom al centro ci sono loro; alcuni seduti, altri in piedi ma tutti stretti nelle loro magliette a righe con le braccia serrate in segno di protesta. Quelle magliette ad un certo punto sventolano, come bandiere di vitalità.

 

 

BIBLIOGRAFIA
  • sito web Spazio Gerra – www.spaziogerra.it
  • libro di Gianni Carino “I ragazzi con le magliette a strisce”
  • sito web Carmilla – www.carmillaonline.com

 

CREDITI FOTOGRAFICI
  • Archivio fotografico e archivio storico della Camera del Lavoro di Reggio Emilia
  • Archivio fotografico CGIL Nazionale
  • Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia