Campo di Battaglia

di Gian Luca Gonzato
E tu cosa faresti?
Tra i film più significativi del 2024 vi è a nostro avviso Campo di Battaglia, per la regia di Gianni Amelio. Il regista di Hammamet (2020) e Il Signore delle Formiche (2022) questa volta ci porta nel 1918, nel contesto del fronte italiano della Prima Guerra Mondiale, e in particolare in uno spazio specifico: quello di un ospedale militare, con tutta l’eterogeneità umana di quanti vi accedevano in quel periodo. Affianco a coloro che avevano subito ferite durante le azioni di guerra, infatti, tra i pazienti possiamo notare soldati che volontariamente si procurano lesioni, per evitare di tornare al fronte o anche chi, preda di tremori, deliri e allucinazioni, si convince che i tedeschi sono all’interno della struttura, pronti ad aggredire medici, infermieri e pazienti.
L’ospedale diviene quindi il luogo di incontro di sofferenze fisiche e psichiche, variabilmente causate da azioni di guerra o da atti volontari. Le reazioni del personale medico a queste sofferenze divengono quindi il fulcro della narrazione. Entreremo nel dettaglio di alcuni aspetti legati alla trama e, quindi, aspettatevi qualche piccolo spoiler.
Due medici, due visioni della medicina
La pellicola segue in particolare le vicende di due medici, Stefano (Alessandro Borghi) e Giulio (Gabriel Montesi), che interpretano differentemente il compito a cui sono chiamati.
Stefano esegue gli ordini che gli sono indicati e, pertanto, cura i pazienti con il fine di ricondurli il prima possibile al fronte. In diverse occasioni si irrita contro coloro che si mutilano ed elogia quanti desiderano tornare in trincea, per ricongiungersi ai loro compagni di guerra. Stefano, inoltre, è il personaggio che più di tutti concepisce la sua professione come un contributo destinato alla difesa della Patria. Riferendosi a coloro che si procurano volontariamente lesioni per allontanarsi dal fronte dice che: “a guerra finita onesti e valorosi saran tutti morti e a fare l’Italia resterà solo che i furbi”[1].
Giulio ritiene invece che il compito del medico sia quello di allontanare i pazienti dalle possibili fonti di pericolo e, in particolare, dal fronte. Ritenendo che il ritorno in trincea equivalga a morte certa, Giulio non si limita a curare quanti affollano l’ospedale ma provoca infezioni e ferite sui loro corpi, per consentire loro di abbandonare la vita militare e fare ritorno a cassa. E compie queste operazioni in solitudine e segretamente, di notte, all’interno del suo studio.
La narrazione si sviluppa in un progressivo crescendo di tensione. Stefano, per puro caso, viene a sapere dell’esistenza di un medico che aiuta i pazienti ad abbandonare il fronte e fare ritorno a casa. Successivamente, un soldato che si riteneva essere cieco viene invece scoperto a vederci ancora e viene condotto davanti al plotone d’esecuzione. Stefano intuisce che il responsabile di tutto questo è Giulio ma, invece di denunciarlo alle autorità militari, lo allontana dall’ospedale per metterlo a studiare una nuova malattia che si sta rapidamente diffondendo: l’influenza spagnola.
Oltre al racconto storico, la sottotrama del film invita lo spettatore a riflettere: l’espletamento di un dovere proveniente dall’autorità può avvenire rinunciando a quella che si ritiene essere la propria etica professionale? Quali forze agiscono sul processo che definisce la risposta a questa domanda? La pellicola propone tale conflitto parlando di una specifica situazione in un determinato contesto ma la riflessione si può estendere ad altre epoche. O anche alla stessa, ma trasferendo il “campo di battaglia” all’interno dell’animo dei protagonisti, come nel caso di Giulio, scosso da tensioni e dalle diverse pressioni a cui è sottoposto. La risposta alle due domande, sembra suggerire la pellicola, sta nella coscienza di ogni persona e nella capacità dell’individuo di assumersi la responsabilità per le possibili conseguenze delle proprie azioni. E questo è ciò che sceglie Giulio.
Spaccati sulla società dell’epoca
Un altro aspetto di grande interesse del film è la capacità di aprire squarci sulla società dell’epoca, che possono risultare di interesse poiché consentono allo spettatore di cogliere alcuni aspetti legati alla quotidianità di quel tempo.
Uno di questi riguarda la figura del soldato. Una parte significativa dei soldati che combattono in trincea è analfabeta[2] – in una delle sequenze finali un paziente, pur non sapendo leggere, chiede a Stefano di tenere come ricordo una copia del giornale testimoniante i fatti che hanno portato alla conquista di Trento e Trieste – e si esprime parlando il proprio dialetto (sia esso siciliano, sardo o veneto). L’utilizzo della lingua italiana, e la possibilità di leggere i giornali, è propria solo delle persone istruite; in particolare, in riferimento al film, del personale medico e della famiglia di Stefano. L’utilizzo dell’italiano, quindi, diviene un elemento che differenzia coloro che popolano l’ospedale e che evidenzia come i soldati, per comprendere la visione generale degli eventi, dovessero affidarsi a quanti sapessero leggere i giornali.
Proprio riguardo alla stampa, inoltre, in diversi passaggi viene sottolineato il suo ruolo centrale nell’influenzare e plasmare il senso comune che può aver condizionato la comprensione della realtà degli individui del passato. In Campo di Battaglia, infatti, i lettori non sono consapevoli delle leggi che regolano la censura[3], ovvero che stabiliscono cosa un giornale può o non può dire, anche se in una delle sequenze finali un personaggio si interroga su di una misteriosa malattia che si sta sempre più diffondendo di cui però non trova traccia nei quotidiani. La spagnola viene infatti inizialmente sottovalutata, e un generale la scambia per un semplice malanno di stagione.
Campo di Battaglia è quindi una pellicola di grande interesse e tra i film usciti nel 2024 è uno di quelli che consigliamo di recuperare perché consente un’esplorazione della tensione tra etica e politica sullo sfondo di uno dei più grandi drammi della storia.
Buona visione!
Note:
[1] Si veda il trailer al minuto 1.30: https://www.youtube.com/watch?v=IjzHs-1ZMc0 [consultato il 15 novembre 2024];
[2] Per un approfondimento si veda: https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/war-letters-italy/ [consultato il 9 novembre 2024];
[3] Sulla censura che regolava che cosa i giornali potessero o non potessero dire si rimanda al Regio Decreto 23 maggio 1915, n. 675: https://www.mirkoriazzoli.it/disposizioni-sulla-stampa-del-1915/ [consultato il 9 novembre 2024].