“La guerra dei poveri” e la rivolta di Thomas Müntzer
Thomas Müntzer by Hendrik Frans Verbruggen – Florimond de Raemond, Opgang, voortgang en nedergang der ketterijen dezer eeuwen, Antwerpen 1690, Public Domain, Link
di Eleonora Moronti
“La guerra dei poveri”
(di Éric Vuillard, 2019)
“La plebe insorge. Ai contadini il fieno! Agli operai il carbone! Agli sterratori la polvere! Ai vagabondi le toppe! E a noi le parole! Le parole, che sono un’altra convulsione delle cose.”[1] La guerra dei poveri sta qui: nell’arazzo intessuto con gli stracci dei miserabili, degli stanchi, degli eterni derubati, in questa breve storia formato (quasi) tascabile che cerca di catturare lo spirito delle insurrezioni.
Vent’anni dopo Q di Luther Blisset[2] la rivolta dei contadini di Thomas Müntzer torna a popolare la narrativa attraverso questo libro di Éric Vuillard, edito in Italia per e/o (2019), che compone la sinossi poetica e trascinante dei uno degli eventi più significativi del Cinquecento europeo. La guerra dei poveri ha le sembianze di un libriccino che si presta ad essere divorato in una manciata di ore oppure ad essere sorbito un po’ alla volta, per dare il tempo alla sua cronaca di sollevazioni religiose e sociali di dilatarsi e farsi strada nell’Europa Centro-Occidentale e nella mente del lettore.
Il predicatore tedesco Müntzer (1489-1525) è l’ultimo erede (e in un certo senso, avatar) di una serie di archetipi del leader rivoltoso, campione dei contadini e di una nuova Chiesa, che dall’Essex alla Boemia, da John Ball e Wat Tyler[3][4] a Jan Hus (1371-1415) si fanno interpreti dell’insofferenza dell’uomo comune di fronte alle contraddizioni e i soprusi generati dal potere. La loro esperienza e capacità di lettura della realtà diventa la chiave affinché la loro biografia venga graziata dal tempo e non si smarrisca nel “flusso dei destini ordinari”[5]. La complessa visione teologica e politica di Müntzer trasforma così il pastore in un populista caparbio, carismatico, animato da un furore anti-papalino quasi giustizialista, che nella predicazione riversa tutta l’intensità della sua proposta rivoluzionaria al servizio dell’uguaglianza, finché essa non si frantuma e torna, per la storia, ad essere quella che era stata all’inizio: una rivoluzione di parole.
Müntzer l’ispiratore, il riformatore, l’agitatore assume il suo legittimo ruolo nel gioco della storia che fa schierare, agli estremi opposti del campo di battaglia, coloro che cavalcano la rivolta e coloro che la reprimono, coloro che la sobillano e coloro che la stroncano, coloro che la ricordano e coloro che la dimenticano. Ma la Guerra dei poveri non è solo una breve storia della Guerra dei contadini. E’ la storia del senso della rivoluzione, di ciò che fa collassare definitivamente le precarietà sociali e rende potere e libertà contendibili da più forze. E’ una piccola storia del motivo per cui le rivoluzioni spesso falliscono, si ripetono, falliscono ancora e ancora tornano e, non di rado, sembrano assomigliarsi: perché esse sono sempre, in definitiva, lo spazio d’azione incarnato e reclamato da una folla o da una minoranza, spesso di senza volto, in cerca di un’opportunità per cambiare la propria condizione in un sistema di ragioni in contrasto.
Si potrebbe dire che la Guerra dei Poveri è la storia della storia stessa che si snoda, come una trama di fili, nell’arazzo degli eventi prodotti a Zwickau, città di tessitori, di minatori e di predicatori rivoluzionari[6] da cui tutto trae origine e che diventa metafora e sostanza del perpetuo scontro di forze attraverso i secoli e i continenti.
Note
[1] É. Vuillard, La Guerra dei Poveri, e/o, Roma, 2019, p. 71.
[2] Luther Blisset è lo pseudonimo del collettivo di scrittori- poi Wu Ming- autori del romanzo storico Q, edito da Einaudi nel 1999.
[3] Leader della rivolta dei contadini inglesi iniziata a Brentwood nel 1380.
[4] Teologo riformista boemo condannato al rogo. Si ispirava all’ inglese John Wyclif (1331-1384) di cui fu allievo lo stesso Ball.
[5] É. Vuillard, ivi, p. 21.
[6] Si tratta dei cosiddetti “profeti di Zwickau”, i predicatori Nicholas Storch, Thomas Dreschel e Mark Thomas Stübner.