Shardlake

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di Gabriele Sorrentino
Il contesto storico
Siamo nell’Inghilterra del 1536, pochi mesi dopo l’esecuzione di Anna Bolena, sfortunata seconda moglie di Enrico VIII Tudor, in un momento caratterizzato da duri scontri di religione.[1] Matthew Shardlake è un avvocato al soldo di Thomas Cromwell, uomo forte del Re, incaricato di guidare la dissoluzione dei monasteri inglesi e incamerare i loro beni tra quelli della Corona. Matthew è inviato al monastero di San Donato della cittadina immaginaria di Scarnsea, dove è stato assassinato un inviato di Cromwell, mastro Singleton: scopo dell’indagine è scoprire l’assassino ma, soprattutto, dimostrare che il Monastero è un luogo di intrighi, peccato e imbrogli ai danni della Corona. Con Matthew parte Jack Barak, uomo di umili origini, diventato Commissario regio e fedelissimo di Cromwell. Tra i due nasce subito un forte antagonismo, in quanto Matthew è convinto, a ragione, che Cromwell voglia controllarlo. D’altronde appuriamo subito che Shardlake – che era stato tra i funzionari che avevano contribuito alla condanna di Anna Bolena – ha un legame anche con Thomas Howard, 3° duca di Norfolk, che gioca una sua personale partita per il potere con lo stesso Cromwell.
La struttura della serie
La miniserie britannica, strutturata come un giallo che segue dunque il conflitto tra il rigore e l’onestà dell’investigatore Shardlake e l’opportunismo di Cromwell, è nel complesso gradevole. Diretta da Justin Chadwick e scritta da Stephen Butchard. essa si basa sui romanzi gialli storici scritti da C. J. Sansom e, in particolare, su L’enigma del gallo nero (Dissolution), pubblicato nel 2003. Il cast è guidato da Sean Bean nel ruolo di Cromwell e vede l’ottima prova, a mio avviso, di Arthur Hughes (nel ruolo di Matthew Shardlake) e di Anthony Boyle (in quello di Jack Barak). La scelta di far interpretare a Hughes un personaggio che nei romanzi è descritto con una gobba sporgente e piegato verso destra è poi particolarmente significativa, visto che l’attore è affetto da displasia al braccio destro.
Gli altri personaggi, forse a causa della sceneggiatura un po’ piatta, sembrano figurine messe lì solo per dialogare con i protagonisti. Eccezioni di rilievo sono Alice, interpretata da Ruby Ashbourne Serkis, personaggio che alla fine si dimostra molto più complesso di quanto sembri all’inizio, e Fratello Jerome, interpretato da Paul Kaye, un certosino cugino della regina Jane Seymour, fiero oppositore della Riforma Anglicana.
Interessante è poi il rapporto di Shardlake con Jack Barak, che sembra sempre pronto a ingannarlo per ottenere il favore di Cromwell. Col tempo, proprio come avviene in molte serie TV, i due antagonisti riusciranno a comprendersi e a collaborare.
La Storia nella storia
Si tratta, insomma, di un buon prodotto di intrattenimento che, però, dal punto di vista storico contribuisce ben poco alla comprensione di un’epoca complessa come quella dei Tudor, decisiva per la nascita dell’Inghilterra moderna. Nel complesso, infatti, il XVI secolo rimane sullo sfondo. Un tema decisivo come La Dissoluzione dei monasteri viene trattato come un mero espediente narrativo. Come già accennato inoltre, i personaggi sono molto spesso figure bidimensionali, che si muovono in un mistery molto meno storico di quanto le premesse non suggeriscano (forse il limite maggiore della serie). È un peccato, perché in questo modo Shardlake pare rinunciare troppo presto a mostrarci i diversi punti di vista di questo snodo della storia britannica.
Interessante la scelta di caratterizzare, diversamente dal romanzo[2], il personaggio dell’abate Fabian (interpretato da Babou Ceesay) come di colore. Questo elemento è in linea con i dati storiografici emersi da studi recenti[3] sulla presenza documentata di uomini e donne di colore nell’Inghilterra del Cinquecento in posizioni sociali di rilievo e vicini all’Aristocrazia, prima dello sviluppo massivo della tratta atlantica degli schiavi, ma al contempo è un’occasione non sfruttata per esplorare, attraverso il background del personaggio, questioni come la mobilità dell’età moderna e la composizione plurale delle società.
In questo, come in altri aspetti, la serie non è in grado di soddisfare il livello di approfondimento che pure le premesse suggerivano.
Note:
[1]In questi anni la chiesa Anglicana – fondata proprio da Enrico che nel 1534 con l’Atto di Supremazia ne era diventato il capo – muove i primi passi per affermarsi nel Regno tra molte resistenze. Cromwell è un prezioso alfiere di Enrico, tra i principali artefici della caduta della stessa Anna Bolena. In seguito, Cromwell (che aveva origini umili e derivava il suo potere dal favore del Re) cadde in disgrazia e venne decapitato nel 1540, sebbene in seguito Enrico si pentì del gesto, comprendendo che Thomas era stato il suo più fedele servitore.
[2] Nel romanzo, infatti, è Fratello Guy, il monaco infermiere a essere un Moro originario di Malaga, la cui famiglia è fuggita dalla Spagna doppo la caduta di Granada e si è convertita al Cristianesimo. Nel libro è chiarita la difficoltà di Fratello Guy a integrarsi nella società europea dell’epoca. Nulla di questo tormento traspare, nella serie, dalla figura del priore, interpretato da Irfan Shamji.
[3] Tra i quali, ad esempio, Black Tudors: The Untold Story di Miranda Kaufmann, 2017