Total War Thrones of Britannia
di Andrea Oldani
Total War Saga: Thrones of Britannia
(The Creative Assembly, 2018)
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un crescente interesse nei confronti dei Vichinghi: dalle serie TV ai romanzi, passando per i videogames[1] e gli anime[2], la presenza di questi uomini del Nord è divenuta oramai una costante nei media contemporanei. Tuttavia, la tendenza è sempre quella di prendere in considerazione la storia dal punto di vista delle popolazioni scandinave (eccezion fatta per la serie The Last Kingdom, ispirata al ciclo di romanzi Le Storie dei re sassoni di Bernard Cornwell).
Di recente ho provato Thrones of Britannia, un videogame stand alone[3] della saga Total War, uscito a maggio 2018, che ha ricevuto a buon diritto diversi premi[4]. Il gioco, ambientato nelle isole Britanniche nel 878 d.C., permette di prendere le redini di dieci fazioni: Anglosassoni (Wessex e Mercia), Grande Esercito dei Pagani (Northumbria e Anglia Orientale), Irlandesi, Gallesi e Scozzesi. Il gameplay real time strategy ricalca il format marchio di fabbrica della saga, che dà al giocatore la possibilità di vincere la campagna completando gli obiettivi oppure imponendo il proprio dominio totale sull’arcipelago britannico.
Rispetto agli altri capitoli della saga, Thrones of Britannia introduce tutta una serie di novità volte a rendere maggiormente realistica l’esperienza di gioco. La mappa è una tra le più dense in termini di insediamenti. Nelle contee solamente le maggiori città[5] sono dotate di mura, presidiate da guarnigioni e il loro surplus di popolazione viene utilizzato per potenziare gli edifici dell’intera regione, mentre i villaggi circostanti sono dediti alle attività produttive ma, al contempo, risultano sguarniti e facili da conquistare. Ogni contea, o scira, è affidata a un Aldermanno (Sassoni) o Jarl (Norreni) che svilupperà particolari tratti caratteriali o abilità in base alle missioni completate con successo o l’assegnazione di seguaci al proprio seguito. Diversi edifici, civili, religiosi o economici, concorrono ad aumentare o diminuire squallore, tensioni sociali e religiose e devono essere monitorate costantemente per evitare che scoppino rivolte (specialmente nelle terre di confine ove presenti diverse etnie, di recente conquista o nel Danelaw[6]). Ciclicamente alcuni eventi causali (festività o ricorrenze religiose, avversità climatiche) possono contribuire a intensificare o attenuare tensioni sociali, contrapposizioni religiose, livello di disuguaglianza economica. Tuttavia, questi effetti possono essere mitigati dalla promulgazione di editti regi. La produzione agricola e l’allevamento sostengono la crescita delle contee e garantiscono il vettovagliamento per le armate (visibile in un’apposita barra). Ho apprezzato, inoltre, la presenza di aree per la caccia, attività facilitata dalle ampie aree boschive che caratterizzavano il paesaggio agrario alto medioevale.
Dal punto di vista militare, Thrones of Britannia introduce alcune novità, tra cui l’aggiornamento del reclutamento che non richiede più specifici edifici, bensì tecnologie, e ha effetto globale sulla mappa. Le unità non vengono create sul momento ma servono alcuni turni affinché tutti i soldati affluiscano e si uniscano all’esercito. Questo elemento permette di ai giocatori di schierare sulla mappa qualche migliaio di soldati per armata, in linea con quanto accadeva durante gli scontri dell’epoca[7]. Si riscontra, inoltre, coerenza nella rappresentazione degli eserciti, incentrati sulla chiamata alle armi di nuclei di combattenti armati (thegns o thanes) attorno ai grandi signori dei diversi regni, a cui si affiancavano gli uomini liberi di leva (fyrd per i Sassoni e ceorl per i Danesi). Le diverse fazioni sono rappresentate con equipaggiamenti accurati dal punto di vista storico: nel IX e X secolo, infatti, solo una parte limitata delle truppe, i thegns o thanes, era armata in maniera pesante[8], mentre il resto era composto da contadini armati. Gli sviluppatori hanno dato, infine, il giusto peso alla fanteria da mischia, poiché la maggior parte delle battaglie si risolveva in uno scontro tra rispettivi muri di scudi, rispetto ai tiratori – che posizionati dietro al muro di scudi cercavano di colpire gli avversari – o alla cavalleria – utilizzata maggiormente per le scorrerie in territorio nemico. Nonostante una parte della community di giocatori si sia lamentata della staticità delle battaglie, in realtà anche questo elemento rispecchia molto gli scontri dell’epoca, che venivano combattuti da eserciti che, a differenza di quelli dell’antichità romana – ellenistica, non erano in grado di coordinare le manovre dei vari corpi. A fronte di una relativa, ma contestualizzata, staticità sul campo di battaglia fa da contraltare l’elevata dinamicità degli eserciti, liberi di occupare e saccheggiare i villaggi privi di difese, nella mappa strategica dell’arcipelago britannico. Purtroppo, il Wessex è sacrificato nel gioco in questo senso poiché non è possibile difenderne il territorio in maniera capillare con l’edificazione di burhs, insediamenti fortificati su cui si basava la strategia difensiva di re Alfredo il Grande.
In conclusione, Thrones of Britannia, è uno dei migliori prodotti della saga Total War a cui abbia mai giocato. Ha il pregio di essere allo stesso tempo sfidante, godibile ed educativo e, soprattutto, permette al giocatore di avere una panoramica completa, che vada oltre la semplice contrapposizione tra Sassoni e Danesi, delle isole britanniche tra IX e X secolo. Thrones of Britannia non solo rappresentata i regni celtici, anglosassoni e danesi in dettaglio, ma permette di cogliere anche caratteristiche più ampie delle strutture socio-culturali di due secoli cruciali della storia inglese e del concetto stesso di Inghilterra[9].
Note:
[1] Qui potete trovare la Review su Assassins Creed Valhalla https://www.pophistory.it/popreview/giochi/videogames-e-medioevo/videogames-e-storia-medievale-assassins-creed-valhalla/
[2] Qui potete trovare la Review su Vinland Saga https://www.pophistory.it/popreview/vinland-saga/
[3] Videogioco pensato per essere unico e non avere un seguito.
[4] Il titolo ha vinto il premio di “Miglior Gioco Strategico” al The Indipendent Gema Developers’ Association Awards 2018 oltre alle nomination come “Miglior Gioco Educativo” e “Miglior Design e Audio”. Complessivamente Metacritic gli ha assegnato un punteggio di 75/100.
[5] Per l’area anglosassone si intendono le città sedi vescovili o di fondazione romana, mentre per l’area celtico – gaelica si fa riferimento ai centri urbani più popolosi sorti in parte grazie all’attività evangelica dei monaci irlandesi.
[6] Insieme delle terre concesse da Alfredo ai Danesi di Guthrum con il Trattato di Wedmore.
[7] Durante la battaglia di Ethandun (odierna Edington) si scontrarono complessivamente meno di 10.000 tra Sassoni e Danesi.
[8] Cotta di maglia, elmo, scudo rotondo e spada.
[9] All’epoca del regno di Alfredo della casa del Wessex risale, infatti, l’introduzione del termine Angelcynn per indicare l’attuale Inghilterra.