Echi Resistenti – urban game della liberazione

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Raccontare i venti mesi della Resistenza e il giorno della Liberazione con la modalità dell’urban game si è rivelata una sfida di creatività, un gioco e un’attività di ricerca intrecciati insieme. Inoltre, è stato anche un modo per dare risalto, spessore e voce ai luoghi e alle persone che hanno rappresentato la lotta antifascista nella città di Modena, luoghi che spesso appartengono alla quotidianità e quindi che non suscitano particolare attenzione, oppure luoghi apparentemente muti perchè privi di segni.

Echi resistenti − questo il nome dell’iniziativa svoltasi a Modena il 22 aprile 2018 − in particolare, presentava una cornice narrativa che permettesse ai partecipanti di “tuffarsi dentro la storia” di Irma, una staffetta partigiana modenese scomparsa alle soglie dell’aprile del 1945, della quale occorreva ripercorrere gli spostamenti, gli incontri e le vicende. Irma, infatti, era in possesso di un codice segreto da decifrare, fondamentale proprio per l’avvio delle operazioni di liberazione della città di Modena. La richiesta di aiuto ai partecipanti viene fatta direttamente dal comandante della Brigata Gap “Walter Tabacchi”, impersonato da un nostro collega.

Una volta accettata la sfida che poneva il comandante di ogni brigata, i partecipanti potevano aprire una busta consegnata loro al momento dell’iscrizione, contenente una mappa del centro storico e un elenco di prove, ognuna corrispondente a una tappa. I luoghi selezionati rimandavano a tematiche o eventi specifici necessari per conoscere gli aspetti fondamentali della guerra di Liberazione: la vita quotidiana e la fame, il potere nazifascista, la violenza, la clandestinità. Le prove da superare, divise in tre itinerari differenti, erano di vario tipo e richiedevano la creatività dei partecipanti, ma allo stesso tempo anche la loro visione e comprensione del tema che si stava considerando: scattare la foto a un particolare ancora visibile, realizzare un menù settimanale sulla base delle tessere annonarie in vigore all’epoca, ricomporre un puzzle, realizzare un quadro astratto con i propri corpi o ciò che si aveva a disposizione. Ogni prova, però, era associata a un luogo e solo qui doveva essere svolta proprio per elaborare una restituzione personale di ciò che il luogo esprime o rappresenta. Così, davanti alla facciata dell’Accademia militare si richiede di scattare una fotografia alla “quota pipistrello”, ossia l’ultimo piano dell’ex palazzo ducale, sede del comando tedesco e della Gnr, in cui venivano perpetrati i violenti interrogatori dei presunti partigiani che venivano arrestati.

Tra le prove richieste vi era anche l’elaborazione di un menù settimanale per una famiglia di quattro persone a partire dalle varietà e quantità di alimenti che si potevano acquistare negli anni ‘40 con le tessere annonarie e questo è stato uno degli svolgimenti più interessanti e completi:

Lunedì
Colazione: pane, burro e zucchero
Pranzo: pasta all’olio e grana
Cena: pane e acqua

Martedì
Colazione: pane e marmellata
Pranzo: riso al pomodoro
Cena: pane e acqua
[…]

Domenica
Colazione: pane, burro, marmellata e zucchero
Pranzo: grassi suini, pasta e grana
Cena sgattona[1] con quello che rimane.

 

Nella foto: Comunicato del 13 agosto 1943 degli alimenti razionati.

 

Le comunicazioni con il proprio comando di brigata erano mantenute tramite l’applicazione per smartphone Whatsapp, che si è dimostrata un efficace canale di regia, ma che presuppone una buona copertura dagli operatori telematici, sia per il “dietro le quinte”, sia per i giocatori. Al superamento di ogni prova, il comando inviava un file audio contenente la voce di una persona che Irma aveva incontrato in quel luogo. Nel caso dell’Accademia militare, si ascoltava la voce di un gappista che raccontava alla staffetta le violenze subite dal comando tedesco durante un interrogatorio. In questo modo, a fianco della visita al luogo urbano, abbiamo offerto una testimonianza costruita, ma di forte impatto emotivo, che aggiungeva elementi di rielaborazione personale alla descrizione dei fatti storici. A ogni tappa, oltre alla traccia audio, si riceveva anche un frammento del codice criptato che ogni brigata doveva decifrare, per poter liberare la città e considerare compiuta la missione della staffetta Irma.

Nella foto: prima pagina del quotidiano L’Unità democratica del 23 aprile 1945, con la notizia della liberazione di Modena.

L’ultima prova riportava i partecipanti al punto di partenza, in piazzetta Torre, proprio sotto la Ghirlandina, sulla quale è presente il sacrario ai caduti della Resistenza.

Oltre che su percorsi di ricerca personali costruiti nel corso degli anni, ci siamo basati sugli itinerari del sito Resistenza Mappe, un portale nato per ricordare e celebrare, nel 70° anniversario della Liberazione, i luoghi e gli eventi della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza, pensato ed elaborato dagli Istituti Storici dell’Emilia-Romagna in Rete. Si sono inoltre tenuti in considerazione i seguenti siti: Atlante delle stragi nazifasciste in Italia, Ultime lettere dei condannati a morte e deportati della Resistenza italiana, Modena 900 e Guerra infame. La valorizzazione delle fonti, della bibliografia e della recente sitografia a disposizione è stata attuata quindi all’interno di una costruzione narrativa necessaria per il meccanismo del gioco e per assicurare un racconto coerente.

Per una riflessione teorica più approfondita, vi rimandiamo all’articolo scritto per la rivista online Novercento.org.


Note:

[1] Termine dialettale utilizzato dai giocatori per indicare un pasto povero rimediato con gli avanzi.