SPECIALE NORMANDIA #2: le spiagge e i luoghi del D-Day
di Andrea Oldani
Partiamo di buon mattino verso il mare e le spiagge del D-Day. Iniziamo il tour dal cimitero di guerra tedesco di La Cambe. Si tratta di una località nell’entroterra normanno a qualche km di distanza dalla costa. Il cimitero non è per nulla affollato e si respira un clima di pace. Complessivamente nel sito riposano i resti di circa 20.000 soldati e ufficiali tedeschi, molti dei quali ignoti, ma che, a differenza degli americani e inglesi, non furono sepolti individualmente, ma ogni lapide reca incisi i nomi di una coppia di militari. Sono rimasto molto colpito dalle parole scelte dalla commissione di guerra tedesca per accogliere il visitatore che descrivono il cimitero di La Cambe come un luogo di pace, dove sono sepolte anche persone che non scelsero volontariamente di combattere per il nazismo e che, la pace conquistata con il sacrificio di milioni di vite durante la Seconda Guerra Mondiale non doveva essere sprecata. In definitiva, questo cimitero è un monito per le future generazioni per invitarle a non riempire l’Europa con altri cimiteri di guerra.
Terminata la visita del cimitero ci rechiamo al vicino sito delle batterie di Maisy. Si tratta di un complesso di fortificazioni, bunker, trincee e postazioni di tiro per l’artiglieria pesante tedesca posta a 3 km dalla costa e a 7 km da Le Pointe du Hoc. Il sito è stato riportato alla luce recentemente, grazie all’impegno delle associazioni e volontari locali, poiché le forze americane avevano interrato la quasi totalità delle strutture nelle settimane successive allo sbarco del 6 giugno 1944 e nei decenni successivi l’incuria e l’abbandono hanno fatto il resto. Allo stato attuale il percorso si snoda per circa 30 punti che comprendono diverse piazzole di tiro per i cannoni a lunga gittata, i magazzini e i depositi per le munizioni, i bunker con le telecomunicazioni e il comando locale mentre l’area dell’ospedale da campo al momento è ancora inagibile a causa di un crollo. Questa postazione si rivelò una spina nel fianco per gli Alleati, in particolare per gli Americani, poiché continuò a sparare sia su Utah Beach sia su Omaha Beach[1] per dieci giorni dopo lo sbarco e solo l’assalto dei ranger americani pose a tacere le batterie tedesche.
Terminata la visita del sito riprendiamo la macchina in direzione Le Pointe Du Hoc. Si tratta di uno dei luoghi più emblematici e suggestivi della costa normanna. Un promontorio roccioso che si incunea nel Canale della Manica con ripide scogliere rocciose sottostanti. Questo paesaggio, oggi quasi idilliaco, reca su di sé le tracce devastanti dei combattimenti del 6 giugno 1944 come, ad esempio, i crateri causati dai bombardamenti alleati. Qui i Ranger americani, guidati dal Colonnello James E. Rudder, dovettero scalare le scogliere sotto il fuoco incessante dei tedeschi all’alba del D-Day. Il loro obiettivo era quello di conquistare e neutralizzare questa postazione di batterie costiere tedesche per facilitare gli sbarchi a Utah e Omaha. Tuttavia, i Ranger si trovarono dinnanzi a delle piazzole di artiglieria vuote poiché i tedeschi avevano spostato nell’entroterra, in località strategiche tipo Maisy, i cannoni di grosso calibro. Ad oggi il complesso è visitabile gratuitamente e il percorso si snoda tra i resti dei bunker e delle trincee tedesche. Il sito di Le Pointe du Hoc è stato, inoltre, reso celebre dalla saga videoludica Call of Duty 2, dal momento che la prima missione della campagna americana è ambientata proprio su questa scogliera.
Riprendiamo la macchina in direzione Omaha Beach. Omaha Beach fu una delle due spiagge in cui sbarcano le truppe americane durante l’Operazione Overlord. Omaha Beach si estende complessivamente per circa 6 km, da Vierville-sur-Mer a Colleville-sur-Mer, e fu divisa in 6 zone di sbarco da parte del comando alleato. Venendo da Le Pointe du Hoc risulta assai comodo iniziare la passeggiata da Vierville-sur-Mer nel settore “Dog Green”. Lì ci imbattiamo subito in un memoriale dedicato ai soldati americani che si sacrificarono nella battaglia e in un momento dedicato ai reparti del genio che, dopo aver messo in sicurezza l’area dello sbarco, si adoperarono nella realizzazione di tutte quelle infrastrutture mobili necessarie per lo sbarco dei mezzi pesanti. Ancora oggi si intravvedono i bunker tedeschi a ridosso della spiaggia, o le trincee che risalgono la scogliera verso Occidente, e impressiona molto il fatto che molti di questi edifici siano stati riconvertiti a uso balneare o di ristorazione. La riconversione e riappropriazione di questi spazi colpisce ancora di più se si considera che ad Omaha Beach gli Alleati subirono il maggior numero di perdite, circa 4000 soldati morti, tra tutte le spiagge del D-Day e che nel 2013 vennero ricordate nel progetto “The Fallen”, realizzato attraverso la rappresentazione sulla sabbia di 9000 sagome per commemorare i morti civili, tedeschi e Alleati durante lo sbarco del 6 giugno 1944.
Terminata la passeggiata ad Omaha Beach ci dirigiamo verso il cimitero americano di Colleville. Qui notiamo una presenza di turisti maggiore rispetto ai siti precedenti, con una preponderanza anglo-americana piuttosto evidente. Notiamo subito la cura dei prati, dei sentieri e del verde in generale e, nonostante la calca, il silenzio assoluto. Sulla sinistra vediamo un grande altare a forma semicircolare che ricorda al visitatore il valore delle libertà conquistato grazie al sacrificio dei soldati americani, mentre sulla destra, oltre una fontana rettangolare, si sviluppa il cimitero vero e proprio. Quest’ultimo è diviso in quattro quadranti con al centro una cappella votiva, e complessivamente, ospita le salme di più di 23.000 soldati americani. In questo caso, a differenza del cimitero tedesco di La Cambe, a ogni soldato caduto corrisponde una croce bianca. Tra le file ordinate e compatte di croci ogni tanto spunta qualche stella di Davide in riconoscimento dei soldati di fede ebraica. Il colpo d’occhio è impressionante, specialmente quando si volge lo sguardo verso il mare. Fa impressione pensare che 80 anni fa questi luoghi furono teatro di scontri, violenze e combattimento, mentre oggi sono luoghi di pace. Tuttavia, ho trovato più significativo il messaggio che trasmetteva il cimitero di guerra tedesco rispetto a quello americano che mi sembrava un po’ troppo carico di propaganda e di uno storytelling incentrato unicamente sul sacrificio americano che ha ristabilito pace e democrazia sul suolo europeo.
Lasciamo Colleville e il settore americano per avvicinarci al settore inglese, in particolare, ci rechiamo verso Longues-sur-Mer. Qui è possibile osservare i bunker con le quattro batterie costiere tedesche da 150 mm. A differenza di altri siti visitati in precedenza, la batteria di Longues-sur-Mer è quasi totalmente intatta e mostra come doveva apparire un tipo di fortificazione pesante all’interno del Vallo Atlantico tedesco[2].
Infine, l’ultima tappa ci porta ad Arromanches-les-Bains dove vediamo il Mulberry Bridge. Si tratta dei resti di un ponte artificiale realizzato dalle truppe inglesi per lo sbarco dei mezzi pesanti dato che la costa normanna selezionata per lo sbarco del D-Day non aveva né porti né altre infrastrutture portuali in grado di venire incontro alle esigenze degli Alleati.
Questo itinerario permette di vedere in una giornata i luoghi più famosi ed emblematici del D-Day. Tuttavia, per fare un giro completo, sono necessari almeno altri due giorni per visitare a nord Utah Beach e i luoghi e musei dedicati alle truppe aviotrasportate americane e ad est tutte le spiagge anglo-canadesi con i relativi cimiteri. Consiglio, anche se non siamo riusciti a vederlo, di fermarsi all’Overlord Museum, per un’esperienza immersiva nel contesto dello sbarco del 4 giugno’44 grazie a una fedele ricostruzione di uniformi, armi e mezzi delle forze che si affrontarono su queste spiagge nelle settimane successive allo sbarco.
Note:
[1] Nomi in codice delle due spiagge in cui sbarcarono le forze americane durante il D-Day.
[2] Complesso di fortificazioni, trincee e bunker realizzato dai Tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale con il fine di prevenire ed evitare sbarchi Alleati sulla Costa Atlantica Francese.
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