Una nuova frontiera per la valorizzazione dei beni culturali: Mi Ransa – Io sono Etrusco

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Screenshot dell’autore

di Andrea Oldani

Negli ultimi 20 anni l’industria videoludica ha prodotto numerosi videogames ambientati nell’epoca Antica. Si va da Gdr d’azione – come Assassin’s Creed Odyssesy (Guerra del Peloponneso, V secolo a.C.), Assassin’s Creed Origins (Conquista romana dell’Egitto, I secolo a.C.) o Ryse Son of Rome (ucronica età neroniana, I secolo d.C.) – a giochi strategici come Rome Total War II o la saga di Imperium. Un elemento che accomuna questi titoli è sicuramente legato all’ambientazione, e in particole, alle fazioni giocabili. Come già descritto nella prima PopReview, la tendenza è quella di mettere a proprio agio i giocatori proponendo loro quei popoli dell’antichità divenuti ormai canonici nell’immaginario dei gamers: Romani, Cartaginesi, Regni Ellenistici e popolazioni celtico-germaniche. Solo raramente mi è capitato di imbattermi nella possibilità di giocare con altri popoli che vissero durante l’epoca Antica. Il DLC Rise of the Republic per Rome Total War 2 permette di calarsi nell’anno 399 a.C. guidando Roma con il dictator Marco Furio Camillo o altri popoli con cui l’Urbe si contendeva il controllo della penisola italiana quali i Galli Senoni, i Sanniti, Taras e gli Etruschi.

Proprio quest’ultima civiltà è la protagonista di un’App per smartphone, Mi Rasna – Io sono Etrusco, sviluppata dall’italiana Entertainment Game Apps, una giovane realtà che si occupa di coniugare contenuto storico-archeologico e dimensione ludica. A differenza di altri videogame analizzati in precedenza, Mi Rasna si caratterizza proprio dalla volontà di porre al centro dell’esperienza ludica il patrimonio artistico-archeologico di questa importante civiltà italica.

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Lo scopo del gioco è quello di ricoprire le vesti di un magistrato etrusco delle Dodecapoli (Volterra, Cortona, Chiusi, Fiesole, Arezzo, Roselle, Vulci, Vetulonia, Orvieto, Cerveteri, Tarquinia, Veio) e di far prosperare e crescere la propria città, attraversando le diverse epoche della storia etrusca.

Il gioco presenta meccaniche semplici ma al contempo molto coinvolgenti, basate sulla classica Quest Structure. Ogni città, infatti, ha bisogno di accumulare determinate risorse che si possono ottenere costruendo appositi edifici. Alla fine di ogni ciclo lunare il giocatore andrà a riscuotere i proventi nelle diverse città in modo da poter costruire nuovi edifici o addestrare truppe. Il gioco consente, inoltre, di ottenere ricompense anche attraverso la risoluzione di puzzle o domande tematiche sul mondo etrusco, anche se a volte sono forse un po’ troppo specifiche. Qui risiede, a mio avviso, uno il valore aggiunto di questo gioco, che si eleva rispetto al mare magnum di Rise of Kingdoms, Clash of Clans o Guns of Glory: la collaborazione con musei e parchi archeologici.

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Nel gioco, oltre a esserci delle brevi spiegazioni sulla storia degli insediamenti, ci sono costanti rimandi a collezioni, musei e parchi archeologici etruschi i cui siti sono quindi visitabili dai giocatori durante la pausa di gioco, offrendo quindi rimandi scientifici e suggerimenti per gite o vacanze di stampo culturale.

Ho apprezzato molto il fatto di non aver assegnato un ruolo eccessivamente centrale all’elemento bellico, che seppur presente, non è prevalente come nella maggior parte dei videogiochi strategici, che hanno la tendenza a diffondere un certo stereotipo “militarista” della Storia.

In definitiva ritengo che sia un prodotto videoludico dotato di numerosi elementi di Public History e dalle potenzialità ampie, in termini di applicazione ai beni culturali del nostro paese. Si tratta di una nuova frontiera che valorizza il nostro patrimonio meglio rispetto a organizzare una sfilata di moda, o eventi esclusivi per pochi eletti, all’interno delle splendide cornici che offrono i nostri beni culturali.

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