#Aiph2018. PopHistory alla Seconda Conferenza Nazionale di Public History
Tra incontri, discussioni e attività per mettere al lavoro questa disciplina
Sta diventando un appuntamento consueto e atteso quello che ogni anno, per una settimana, riunisce professionisti, ricercatori, docenti e studenti attorno alla Public History con l’obiettivo di condividere progetti, raccontare esperienze e confrontarsi sulle pratiche di questa disciplina anglosassone, introdotta da pochi anni nel nostro Paese.
Quest’anno l’Associazione Italiana di Public History, organizzatrice del convegno, ha individuato la città della torre pendente per ospitare i lavori della seconda conferenza italiana di Public History. Nelle aule dell’Università di Pisa (presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere), tra l’11 e il 15 giugno 2018, si sono susseguite 380 relazioni all’interno di 76 panel, 31 presentazioni di poster, tavole rotonde, dibattiti e perfino uno SpeedNetworking tutto dedicato alle professioni.
Numerose sono state anche le attività organizzate in luoghi prestigiosi della città: pièce teatrali, percorsi interattivi e laboratori hanno animato i quattro giorni di lavori intensi e gioiosi.
Anche PopHistory, come già accaduto dodici mesi fa a Ravenna, è stata protagonista attiva di questa esperienza. A Pisa, la nostra associazione ha portato ben due panel, si è distinta nella presentazione di un poster, ha gestito alcuni tavoli dello SpeedNetworking e alcuni soci hanno avuto l’occasione di presentare progetti o sintesi dei dibattiti associativi in brevi interviste raccolte da Rai Storia e Rai Cultura.
Stimolante e ricca di soddisfazioni è stata la presentazione dei due panel proposti da PopHistory. Il primo a essere discusso è stato dedicato a La Storia al tempo dei meme. Una sfida per la Public History tra potenzialità divulgative e rischi di semplificazione (leggi gli abstract), un’analisi puntuale e accurata del fenomeno dei meme legati a immagini o tematiche storiche nella rete.
I nostri soci Iara Meloni, Gabriele Sorrentino, Igor Pizzirusso e Matteo Di Legge, coordinati da Francesco Mantovani, hanno messo in evidenza come diverse epoche storiche siano raccontate, canzonate e talvolta mistificate all’interno dei social. Oltre a strappare sorrisi alla platea i nostri soci hanno saputo portare un’analisi raffinata di come sia possibile raccontare la storia attraverso una battuta o una semplice immagine, illustrando con capacità critica il potenziale divulgativo dei meme ma anche i loro aspetti controversi.
Completamente diverso l’argomento del secondo panel, Monumento in movimento: riqualificazione e risignificazione di opere monumentali in Italia (leggi gli abstract), coordinato dalla nostra Marta Gara. In questa discussione sono intervenuti i soci Giulia Dodi, che ha analizzato nel dettaglio il progetto di PopHistory Pietre nella Rete e Giorgio Uberti, il cui intervento è stato dedicato a un’iniziativa artistica sul rapporto tra i cittadini di Milano e alcuni monumenti della città.
Ai loro interventi si sono unite le relazioni dello storico Andrea Di Michele e della storica dell’arte Maria Elena Versari, entrambi hanno portato esempi della complessa risignificazione dei monumenti legati all’epoca fascista. I cinque casi illustrati hanno permesso di capire quale contributo la Public History possa dare alla riqualificazione dei monumenti, quali pratiche e quali linguaggi si possano utilizzare per ridare centralità a manufatti che oltre a quello storico hanno talvolta un valore artistico e che sono testimoni preziosi delle storie e delle memorie delle comunità in cui si trovano.
Entrambi i panel si sono rivelati un’occasione proficua di confronto e di riflessione, in cui PopHistory si è distinta per l’originalità dell’approccio ma anche per la serietà con cui ha saputo portare i propri punti di vista, senza mai banalizzare ma anzi approfondendo con rigore i temi che ha trattato, dimostrandosi attenta ai tanti strumenti con cui la storia è raccontata.
L’associazione è stata presente anche con cinque soci tra i tavoli del primo SpeedNetworking in Italia dedicato alle professioni in cui può essere declinata la Public History: Mirco Carrattieri al tavolo sui musei, Gabriele Sorrentino al tavolo sul giornalismo storico, Francesca Capetta al tavolo sugli archivi, Michele Lacriola al tavolo sulla comunicazione Social e Giulia Dodi al tavolo dedicato a imprese e associazioni.
Infine la nostra associazione ha portato anche un poster che è rimasto sotto gli occhi dei partecipanti durante tutto l’arco della conferenza e che è stato illustrato in un apposito appuntamento da Igor Pizzirusso e da Giorgio Uberti. “La storia in Tavola”, questo era il titolo del progetto a cui il poster era dedicato, ovvero a una riflessione fatta dai soci PopHistory di Milano sulla cucina, sul cibo, come veicolo per trasmettere la storia di un ingrediente o di un contesto più ampio.
Porteremo con noi a lungo il ricordo di questa emozionante esperienza che ci ha consentito di costruire nuove reti con realtà e metterci in relazione con nuove professioni impegnate come noi nella sperimentazione di questa “straordinaria magia chiamata Public History” – come usa dire con trasporto il nostro vicepresidente.