SPECIALE GIAPPONE #1: Kyoto e Arashiyama tra fascino e tradizione
di Andrea Oldani
Sbrigate le pratiche di controllo passaporto e autodichiarazioni alla dogana incontriamo la nostra tour leader Valeria che ci accompagnerà per le prossime settimane. Arriviamo a Kyoto alla sera e, provati dalla stanchezza del viaggio e dal poco sonno, prendiamo d’assalto il kombini all’incrocio in fondo alla strada. I kombini, minimarket aperti 24h su 24h, saranno una costante del nostro viaggio nonché baluardo per ogni turista affamato in Giappone.
Il giorno seguente ci dirigiamo verso la zona sud di Kyoto e visitiamo il primo tempio buddista del tour: il Sanjūsangen-do. Si tratta di un tempio ligneo risalente all’XII secolo al cui interno sono collocate 1000 statue della Dea Kannon dalle mille braccia Avalokiteśvara e 28 statue di divinità guardiane. Ai poli opposti della sala centrale troviamo, invece, le rappresentazioni degli dei shintoisti Fujin, dio del vento, e il fratello Raijin, dio del tuono. Qui mi imbatto per la prima volta in una diversa interpretazione del concetto di “originale”. Per noi occidentali questo termine si applica, a livello monumentale, a tutti quegli edifici che sono arrivati preservati, o interamente o parzialmente, ai giorni nostri. Restiamo, dunque, affascinati quando, ad esempio, passeggiamo tra i Fori Imperiali, pensando che quei marmi e quelle pietre era le medesime dei primi secoli d.C.. In Giappone, invece, il mantenimento degli edifici storici ha avuto un percorso un po’ differente segnato, sicuramente, dai danni provocati dalla Seconda Guerra Mondiale, e sul lungo periodo dai terremoti che da millenni devastano l’arcipelago nipponico (che si trova in una delle aree sismiche maggiormente attive nel mondo, la Cintura del Pacifico) e dal fatto che per secoli i Giapponesi hanno costruito in legno, materiale deperibile che risente dell’effetto degli agenti atmosferici. Di conseguenza i Giapponesi hanno sempre e comunque dovuto sostituire il legno con cui hanno realizzato i loro monumenti storici. L’originalità sta nel fatto che nella ricostruzione o restauro vengano seguite le planimetrie originali.
Passiamo poi il pranzo nel vicino mercato di Nishiki, sempre nella zona sud di Kyoto. È uno dei luoghi più vivaci, colorati e al contempo tipici di Kyoto poiché è un grande mercato al coperto che si snoda lungo un’arteria stradale principale da cui si ramificano altre stradine piene di negozi. Il protagonista assoluto di Nishiki è lo Street Food. Si possono provare svariate pietanze: dal fritto (pesce e verdura), alla carne o pesce alla griglia, ai noodles e ramen, ai gyoza (ravioli alla piastra), a peculiarità quali il polpetto ripieno di uovo di quaglia o ai taiyaki (dolci a forma di pesce ripieni di crema ai fagioli rossi).
Dopo la pausa pranzo ci dirigiamo verso il complesso templare di Kiyomizu-dera costruito su una splendida collina da cui si gode di una vista strepitosa su Kyoto. Una particolarità del tempio è legata alla presenza di una sorgente sacra da cui i pellegrini bevono sperando che l’acqua possa benedirli dal punto di vista della salute, dell’amore o degli affari. Poco fuori dal Tempio la mia attenzione viene catturata da una cosa insolita: un gruppo di donne che gridano e parlano ad alta voce. È un fatto insolito dato che in Giappone le persone sono molto riservate e tranquille. Mi avvicino e riconosco tre parole pronunciate in inglese “No more Hiroshima”. Mi volto e vedo che di fronte a loro ci sono manifesti e cartelloni con foto delle vittime delle radiazioni causate dalla bomba atomica. Mi volto nuovamente e mi trovo di fronte una di loro che mi porge un foglio che sembra quello di una raccolta firma e mi dice che possono firmare anche i turisti per chiedere la messa al bando totale delle armi atomiche. Senza pensarci firmo lei, come segno di ringraziamento, mi dona un piccolo origami a forma di gru con scritto in inglese e giapponese l’auspicio che si possano mettere al bando le atomiche e che non ci siano più altre Hiroshima, specialmente in un momento in cui la conflittualità a livello globale è aumentata e alcune guerre, come quella tra Russia e Ucraina, rischiano un’escalation.
Terminata la visita trascorriamo qualche minuto nel quartiere sottostante la collina, dominato dalla pagoda Sannenzaka che sovrasta le tradizionali viuzze e abitazioni della “Kyoto vecchia”, per poi incamminarci verso il vicino Gion: il quartiere delle Geishe. Qui, causa soprattutto turisti, vige il divieto di fare foto, ma si respira lo stesso un’atmosfera antica che unisce piacere, curiosità e mistero.
Rientriamo, dunque, in hotel e ci prepariamo per la cena. Andiamo, su consiglio di Valeria, in un ristorantino specializzato in ramen a pochi minuti dall’hotel. Restiamo un po’ interdetti al momento dell’ordinazione perché, dopo aver consultato il menù, dobbiamo inserire gli yen in una macchinetta fuori il ristorante e non c’è nessun cameriere che prende le comande. Ci spiegano che in Giappone funziona così e che la macchinetta ti restituisce un tagliandino con l’ordinazione effettuata e solo allora il cameriere ti fa sedere al tavolo. Il locale è piccolo: è un’Izakaya, ovvero una taverna giapponese. I coperti sono 12 massimo 14, ma mangiamo il miglior ramen della vita! Un brodo eccezionale a base carne e ossa di maiale e noodle fatti a mano. Non potevamo chiedere nulla di meglio per 900 yen ovvero 5,50 €.
Il secondo giorno ci alziamo presto perché ci rechiamo con i mezzi alla periferia nord di Kyoto in tempo per l’apertura mattutina del Kinkaku-ji, più noto come il Padiglione d’Oro. Originariamente sorto come residenza privata, il Padiglione d’oro è uno scintillante lascito del XV secolo nipponico volto dal terzo shogun Ashikaga Yoshimitsu che, dopo aver rinunciato alla sua carica, divenne sacerdote a 37 anni. La struttura, ricostruita dopo un incendio doloso nel 1950, presenta una struttura a tre ordini rivestita di foglie d’oro sormontata da una fenice in bronzo. Il Padiglione è immerso in un giardino pieno di pini e aceri e la sua immagine è riflessa nell’adiacente stagno. Terminata la visita ci dirigiamo a piedi al Ryoan-ji, un piccolo complesso templare noto per il suo giardino Zen roccioso. Esso si caratterizza da una composizione di ghiaia bianca e pietre, la cui immagine complessiva non si riesce, volutamente, a vedere nella sua interezza proprio come la vita di ognuno di noi.
Terminata la visita prendiamo un tipico tram che ci porta poco fuori Kyoto ad Arashiyama. A lato della stazione notiamo una piccola mostra permanente composta da cilindri trasparenti che contengono tessuti di kimono. Dopo aver pranzato ci rechiamo verso il Tenryū-ji, il tempio buddista patrimonio Unesco sito ad Arashiyama. Il complesso templare conta diversi edifici, pagode e templi, ma sicuramente i suoi pezzi forti sono il giardino Zen in ingresso e il giardino giapponese sul retro. Quest’ultimo ci ha lasciati davvero a bocca aperta per la cura dei dettagli e per la straordinaria varietà di specie arboree locali che in agosto mostrano una gamma quasi infinita di sfumature di verde. Il laghetto, posto al centro del giardino, è realizzato a forma del carattere cinese kokoro (cuore illuminato) e dona all’ambienta un’aura di pace assoluta. All’uscita dal Tenryū-ji prendiamo il sentiero che ci guida nella famosa Foresta di Bamboo di Arashiyama. Immortalata da foto, video e influencer è da molti ritenuta la meta più famosa di Arashiyama, tuttavia, dopo il primo impatto e colpo d’occhio perde un po’ quella sua aurea di maestosità anche perché il percorso reale che si può fare non è assai diverso da quello che viene mostrato su Intagram o Tik Tok. Onestamente, a noi è piaciuto di più il Tenryū-ji! Terminato il giro nella Foresta di Bamboo, prendiamo un sentiero che ci porta verso il fiume e il Togetsu-kyo “il Ponte della Luna”. Dopo aver mangiato un gelato in una gelateria la cui proprietaria ha studiato, e conseguito premi in Italia, ci dirigiamo verso l’altra sponda del fiume che percorriamo all’ombra delle piante.
Le altre puntate dello speciale
SPECIALE GIAPPONE #5: Shinjuku, Akihabara e Kamakura
Quinta puntata del ciclo di PlaceToBePop in Giappone, a firma del nostro Andrea Oldani. La tappa di oggi è a Shinjuku, Akihabara e Kamakura.
SPECIALE GIAPPONE #4: Tokyo, tra Shibuya, Asakusa e Odaiba
Quarta puntata del ciclo di PlaceToBePop in Giappone, a firma del nostro Andrea Oldani. La tappa di oggi è a Tokyo.
SPECIALE GIAPPONE #3: Hiroshima
Terza puntata del ciclo di PlaceToBePop in Giappone, a firma del nostro Andrea Oldani. La tappa di oggi è a Hiroshima.
SPECIALE GIAPPONE #2: Nara, Fushimi Inari e Honshu Occidentale
Seconda puntata del ciclo di PlaceToBePop in Giappone, a firma del nostro Andrea Oldani.