SPECIALE GIAPPONE #2: Nara, Fushimi Inari e Honshu Occidentale

di Andrea Oldani

Il giorno seguente prendiamo il treno e ci dirigiamo verso la prefettura di Nara. Qui, si trova uno dei centri nevralgici più importanti per il buddismo nipponico e ultima tappa orientale della Via della Seta: il Todaiji, il Tempio del Grande Buddha. Prima di arrivarci attraversiamo la città di Nara sino al suo grande parco di 550 ettari dove vediamo l’altra grande attrazione di Nara: i cervi. La popolazione di cervi vive allo stato semibrado e viene nutrita abbondantemente dai turisti. Tuttavia, la loro presenza ha un significato religioso in quanto sono ritenuti gli emissari degli Dei. Il Todaiji venne realizzato nell’VIII secolo dall’Imperatore Shomu con il pretesto di dare un tetto alla colossale statua bronzea del Buddha alta 16 metri! L’edificio attuale si stima che sia solo 1/3 della grandezza rispetto all’originale a causa delle due ricostruzioni avvenute nei secoli, che tuttavia, lo rendono comunque l’edificio ligneo più grande al mondo. L’ingresso ci lascia completamente senza parole e l’incenso posto al centro di un grande aspersorio dona alla sala un effetto mistico. Al centro della stanza troviamo il Buddha sopra il fiore di loto e ai suoi lati due statue di esseri illuminati ricoperte d’oro. Lo spazio è completamente monopolizzato da questa immensa e bellissima statua. Usciti dal Todaiji ci dirigiamo verso la sommità di una collina dove troviamo i complessi templari di Sangatsu-do e il Nigatsu-do. Qui non c’è la folla di turisti che c’è al Todaiji e regnano quasi incontrastati pace e silenzio. Ci rechiamo sulla cima del Nigatsu-do da dove ammiriamo una vista panoramica spettacolare di Nara, oltre ad apprezzare l’architettura unica di questo piccolo tempio costruito su una piattaforma che sporge dalla collina e sorretto da pali lignei. Terminata l’attività culturale ci abbandoniamo a quella ludica: spendere 200 yen (circa 1,50 €) per compare un pacchetto di biscotti per i cervi di Nara!

Dopo pranzo riprendiamo il treno per Kyoto, per fermarci al Fushimi Inari. Si ritiene che il santuario dedicato alla dea Inari risalga addirittura al periodo precedente la fondazione di Kyoto stessa e, nel corso dei secoli, i 4 km di percorso che vanno dall’ingresso principale alla sommità del Monte Inari sono stati abbelliti da portali rossi Tori donati da aziende e privati per ingraziarsi il favore della dea. La grande costante di questo santuario shintoista è la presenza di statue di volpi, messaggere di Inari, rappresentate con collari rossi e le chiavi dei pollai o granai in bocca come simbolo di abbondanza. Il percorso è inframezzato da altri santuari minori e cimiteri che conducono il visitatore sino in cima. Nonostante il clima caldo ed estremamente umido è stato una delle esperienze spirituali più significative dei giorni a Kyoto grazie anche al silenzio del tardo pomeriggio, disturbato solo dal canto delle cicale. Sarebbe bello ritornarci un giorno per visitare il santuario di notte, poiché i giapponesi ritengono che possa mettere in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti…

I giorni a Kyoto stanno finendo e lo capiamo dal fatto che le escursioni si spostano verso mete lontane dalla città, ma raggiungibili in giornata grazie ai treni. La prima di queste è il Castello di Himeji, nella regione dell’Honshu Occidentale. Il sito UNESCO di Himeji-jo, detto Shirasagi-jo “il castello dell’airone bianco” venne edificato nel XIV secolo da Akamatsu Norimura in posizione strategica per il controllo dell’area di Himeji e dintorni e la riscossione di dazi e tributi. L’aspetto attuale lo si deve a Ikeda Terumasa, che ricevette in dono la fortezza da Tokugawa Ieyasu, e che fece realizzare il mastio a cinque ordini unendo all’architettura militare anche linee ed elementi estetici che hanno reso il castello di Himeji uno degli esempi massimi di castelli di samurai del periodo Tokugawa. Dopo le foto di rito fuori dalle mura ed entro la prima cerchia di bastioni, iniziamo la solita sino alla sommità del castello. Nonostante l’aspetto di imponente fortezza difensiva, l’Himeji-jo svolse principalmente un ruolo di residenza per i signori locali di Himeji. L’interno del mastio è spoglio ma dalla sommità si gode do un’ottima vista panoramica a 360° sul paesaggio circostante. Terminata la discesa trascorriamo i restanti minuti tra la corte principale, collocata ai piedi del mastio, e la corte esterna dove è possibile percorrere i camminamenti, visitare le torri e fare alcune foto da punti panoramici.

Prima di pranzo riprendiamo il treno per Kyoto ma questa volta ci fermiamo ad Osaka, città che ospiterà nel 2025 l’Expo! Dalla stazione ci dirigiamo verso il quartiere di Namba e la zona di Dōtombori, noti per lo street food, le insegne luminose e i negozi. Percorriamo la Dotonboribashi-minamizume alla ricerca di uno dei piatti tipici di Osaka: i takoyaki, ovvero polpetto di polpo fritte. Ci fermiamo a una bancarella d’angolo perché a soli 900 yen circa prepara i takoyaki con ben 3 salse diverse! Assolutamente una delizia da non perdere. Cogliamo, però, sin da subito una differenza tra Osaka e le altre località visitate sinora: Osaka è molto più eccentrica, vivace e caotica! Ci sono insegne e luci al neon e led ovunque. Le insegne dei ristoranti sono a volte granchi o polpi meccanici con gli arti in movimento. Anche le persone vanno più di fretta e membrano molto meno posate degli abitanti di Kyoto. Trascorriamo il resto del pomeriggio in zona: dal ponte di Ebisubashi vediamo l’iconico Dotombori Glico Sign da una parte e la ruota panoramica della catena Don Quijote. In serata ci fermiamo a cenare alla stazione di Kyoto dove troviamo, vicino all’entrata della metro verde per l’hotel a Marutamachi, un ristorante specializzato in curry udon e io mi avvento rapace sul tonkatsu curry udon, ovvero un curry di noodles con cotoletta di maiale giapponese.

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