I romanzi di Colson Whitehead
“Routes of the Underground Railroad, 1830-1865.” Whole map of the underground railroad. The Underground Railroad was not an actual railroad, but a network of secret routes and safe houses used by 19th-century black slaves in the United States to escape to free states and Canada.
By http://history.sandiego.edu/gen/CWPics/86139.jpg. Compiled from “The Underground Railroad from Slavery to Freedom” by Willbur H. Siebert Wilbur H. Siebert, The Macmillan Company, 1898.[1], Public Domain, Link
di Eleonora Moronti
La ferrovia sotterranea e I Ragazzi della Nickel
(Colson Whitehead, 2016 e 2019)
Ci sono i giovani, ci sono le prigioni e ci sono i piani di fuga.
Sono queste le pietre angolari delle storie di Colson Whitehead, classe 1969, Premio Pulitzer per la narrativa nel 2017. Nei suoi romanzi La ferrovia sotterranea (2016, edito in Italia nel 2017 da SUR) e I Ragazzi della Nickel (2019, edito in Italia da Mondadori) Whitehead sviluppa infatti un efficace, intenso e talvolta brutale schema narrativo attraverso cui raccontare gli Stati Uniti dello schiavismo e delle leggi Jim Crow, della segregazione razziale e dell’emancipazione, degli albori dell’abolizionismo e della lotta per i diritti civili.
I giovani delle storie di Whitehead sono Cora, protagonista della Ferrovia Sotterranea e Elwood, protagonista de I ragazzi per la Nickel. Lei, nella Georgia dell’Ottocento ancora lontana dalla Guerra Civile e dal Proclama di Emancipazione emanato da Lincoln (1862-1863), fugge dalla barbara realtà della piantagione schiavista. Lui, nella Florida degli anni ’60, finisce in un riformatorio in cui il tempo è scandito da violenze e soprusi, particolarmente feroci nei confronti dei detenuti neri. Per Cora l’autore reinventa la rete di informazioni e rifugi nota come Underground Railroad[1] e lo trasforma, con uno slancio dai contorni vagamente fantascientifici, in una vera e propria infrastruttura di trasporto clandestino, un reticolo tangibile di tunnel, treni e binari, attraverso cui tentare di intercettare un futuro migliore, ogni volta muovendosi verso una destinazione ignota e senza garanzie. Nella sua avventura Cora viene tallonata dal cacciatore di schiavi Ridgeway, antagonista immaginato come una specie di profeta maledetto della dottrina del destino manifesto degli Stati Uniti, che nelle sue parole diventa semplicemente lo “Spirito Americano”, una sorta di entità della sopraffazione a cui il cacciatore è naturalmente votato. Per Elwood invece Whitehead rielabora un fatto di cronaca realmente accaduto, la lunga investigazione condotta sul rinvenimento di spoglie di giovani detenuti nella Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, in Florida, su cui le indagini evidenziarono tracce di abusi e torture, chiamando così in causa l’istituto correttivo e, per estensione, le storture riscontrate nel sistema penale federale[2]. Elwood ascolta fino allo spasmo le parole del Dottor King incise nel disco Martin Luther King- at Zion Hill (1962), cercando in esse la chiave filosofica adatta ad interpretare la realtà di profondo mutamento sociale a cui assiste e, in riformatorio, cercherà nelle parole di King un modo per decodificare la sua condizione di detenuto in una prigione che sembra essere costruita e regolata dal medesimo approccio discriminante e persecutorio che adotta Ridgeway, approccio che pare esistere al solo scopo di perpetuare se stesso in eterno.
Entrambi figli di genitori fuggitivi, Cora ed Elwood fanno crescere le ragioni della libertà e dell’emancipazione nei luoghi in cui più di tutti esse sembrano essere negate; seppur divisi da trame, contesti e caratterizzazioni molto diverse, entrambi i personaggi fanno parte di un universo poetico e narrativo connesso, attraverso cui Whitehead restituisce una visione della storia degli afroamericani che certamente intende aprire canali di comunicazione con la contemporaneità. Se è vero che Whitehead lascia ampio spazio alla dimensione creativa della fiction che surclassa la contestualizzazione storica, e che molte situazioni non sfuggono a tratti stereotipati, le sue opere possono aiutare, soprattutto i giovani lettori, a familiarizzare con questioni complesse legate alla costruzione dell’identità e, in generale, i suoi romanzi possono sensibilizzare un pubblico generalista sul tema dell’integrazione della storia degli afroamericani nel quadro della cornice della storia nazionale statunitense.
Note:
[1] Sostenuta per tutta la prima metà del XIX secolo da attivisti ed ex schiavi per favorire la fuga degli schiavi del sud.
[2] La documentazione a cui Whithead ha fatto riferimento (articoli, pubblicazioni, fonti varie) è citata nella sezione “Ringraziamenti” del Romanzo.
Gli altri contributi per il Black History Month:
Non dimenticare chi sei
Per il Black History Month, Silvia Lotti ci parla di “Non dimenticare chi sei” (Garzanti, 2017), epopea famigliare che va dagli ultimi decenni del ‘700 fino alla fine degli anni ’80,
Ghana, Costa d’Oro. Porta su un continente
La nostra Silvia Lotti è andata alla scoperta del Ghana, luogo fondamentale sia per la storia dell’Africa occidentale che per la storia mondiale