SPECIALE ALVERNIA, VALLE DELLA LOlRA, BRETAGNA #1: Alvernia e Valle della Loira, nel cuore della Francia

di Andrea Oldani

Percorriamo l’autostrada che dal Frejus porta a Lione e poi puntiamo la prima meta: Clermont Ferrand. In realtà durante il primo pranzo decidiamo di prendere una deviazione per la vicina Gergovia, un altopiano che domina i colli dell’Alvernia e sovrasta la vicina Clermont Ferrand. Il sito del colle di Gergovia è stato musealizzato in quanto sono ancora in corso degli scavi archeologici ed è possibile visitare i resti di alcune porte, delle aree degli artigiani e delle fortificazioni dell’oppidum[1] che nel 52 a.C. Cesare tentò di espugnare. La battaglia di Gergovia, infatti, fu l’unica sconfitta che Cesare subì per mano di Vergingetorige, capo degli Arverni. È possibile, inoltre, rivivere le diverse fasi della battaglia grazie all’esperienza immersiva che offre il vicino museo. I reperti archeologici dell’epoca sono accompagnati da una sala che proietta su un plastico 3D i movimenti delle forze galliche e di quelle romane e da una ricostruzione generale della civiltà celtica nel contesto del Mediterraneo dei primi due secoli a.C. e della successiva conquista romana. Scesi da Gergovia ci dirigiamo verso Clermont Ferrand. La città è nota principalmente per tre personaggi storici che vengono rappresentati in alcune lunette metalliche poste sui marciapiedi del centro storico: Vergigetorige, Papa Urbano II e il filosofo Blaise Pascal che qui vi nacque nel 1623. Papa Urbano II, nonostante non fosse natio della regione, è legato a Clermont Ferrand in poiché, in occasione di un concilio del 1095 bandì la Prima Crociata. Di notevole interesse è la Cattedrale Gotica di Clermont Ferrand realizzata con la pietra lavica locale estratta nel Medioevo nell’area che attualmente rientra nel Parco Regionale dei Vulcani d’Alvernia.

Dopo il pernottamento a Clermont ripartiamo la mattina successiva in direzione dei Castelli della Loira. La prima tappa è il Castello di Chenonceau, o Castello delle Dame. Quest’ultimo epiteto deriva dal fatto che ognuna delle cinque dame e nobildonne che dal XVI al XX secolo occuparono il castello (Catherine Briçonnet, Diane de Poitiers, Caterina de’ Medici, Luisa di Lorena e Madame Pelouze) lasciò il segno del suo passaggio in termini stilistici, architettonici e artistici. La sua caratteristica struttura ad arcate permette di raggiungere la sponda opposta del fiume Cher e, insieme ai giardini all’italiana di Caterina de’ Medici e a quelli di Diane di Poitiers rende unico il Castello di Chenonceau. A pochi km di distanza visitiamo, poi, il castello reale di Amboise. Quest’ultimo sorge imponente e maestoso sulla Loira ed è noto, tra le altre cose, per essere il luogo di sepoltura di Leonardo da Vinci, che trascorse gli ultimi anni di vita nella vicina Clos-Lùce. La tomba originaria dell’artista italiano era collocata nella collegiata di Saint-Florentin demolita, poi, in epoca napoleonica. Attualmente le spoglie mortali di Leonardo sono collocate nella Chapelle St-Hubert mentre un busto al centro del cortile ricorda la sua presunta collocazione originaria. Dato che la Chapelle St-Hubert è ancora in ristrutturazione il museo dota i visitatori di un HistoryPad che, scansionando i QRCode, restituisce al turista la ricostruzione 3D dell’edificio senza impalcature. Ho trovato molto efficace questa soluzione temporanea per ovviare alla presenza di lavori di restauro. Tuttavia, la possibilità di utilizzare l’HistoryPad anche nel resto del percorso di visita rischia di distrarre eccessivamente il visitatore dalla realtà per farlo rifugiare nella ricostruzione di come dovevano essere quei medesimi spazi in età moderna.

Lasciamo, dunque, la zona dei Castelli e, tenendo la Loira sulla sinistra, passiamo Tours in direzione dell’Oceano Atlantico verso Nantes. La città del dipartimento della Loira Atlantica si presenta subito come innovativa e dirompente rispetto a quanto visitato in precedenza. Le cittadine in stile medievale lasciano posto a una metropoli in stile Art Nouveau. Nonostante le sue dimensioni, Nantes si presenta come una città a dimensione di turista in quanto l’itinerario consigliato per vedere tutti i monumenti di rilievo è segnato per terra da un sottile linea verde. Il primo luogo d’interesse è sicuramente il Castello dei Duchi di Bretagna, la fortezza medievale cittadina che diede i natali ad Anna di Bretagna e che nel 1598 fu scelta da re Enrico IV di Francia per firmare l’editto di Nantes con cui il sovrano pose fine alle guerre di religione stabilendo, inoltre, parità di diritti tra ugonotti (calvinisti francesi) e cattolici unitamente al diritto alla libertà di culto. Il percorso prosegue poi verso la Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, attualmente ancora chiusa a seguito dell’incendio del luglio 2020. La strada che ci porta verso la Place Royale è gremita di edifici in stile Art Nouveau ed è impreziosita da alcune sculture e installazioni artistiche (ad esempio quella nella fontana della Place Royale rappresenta gli effetti dei cambiamenti climatici causati dall’uomo sulla natura). Dal centro storico ci allontaniamo in direzione dell’Ile de Nantes al centro della Loira. Su una delle banchine del porto fluviale ci imbattiamo nel Memoriale dell’abolizione della schiavitù. Si tratta di un memoriale realizzato dall’artista Krzysztof Wodiczko e dall’architetto Julian Bonder il cui intento era quello di dotare la città di Nantes di qualcosa che ricordasse, a livello emotivo e metaforico, l’importanza storica della lotta per l’abolizione della schiavitù. Nantes, infatti, ricoprì un ruolo centrale nella tratta degli schiavi durante l’età moderna poiché fu uno dei principali porti francesi sull’Atlantico attivo nella tratta con l’Africa e le Americhe. Il memoriale è articolato su due livelli: sul marciapiede al livello della strada sono state installate delle targhette con i nomi delle navi, destinazione e numero di schiavi partiti da Nantes, mentre il resto dell’installazione è collocato sotto il livello del marciapiede, all’altezza della banchina. Qui sotto, in un primo spazio espositivo, una serie di panel illustrano le tappe che portarono sempre più nazioni ad abolire la schiavitù nel corso dell’età moderna unitamente ad alcune mappe che mostrano i paesi d’origine degli schiavi e quelli di destinazione dove venivano venduti. Lo spazio successivo, invece, punta a suscitare forti emozioni al visitatore poiché vengono riportate citazioni, frasi, riflessioni di politici, filosofi e intellettuali che si sono opposti e hanno lottato contro questa pratica come, ad esempio, Nelson Mandela e Martin Luther King e di come la loro lotta non sia estinta e di come sia ancora drammaticamente attuale. Contestualmente sono presenti, anche, citazioni e frasi di personaggi che, invece, sostenevano la schiavitù sia dal punto di vista ideale sia economico. Complessivamente l’ho trovato un monumento unico, non comune e ben pensato che si sforza di ripensare e ridare significato a uno spazio urbano caratterizzato da una Storia controversa e che la città di Nantes sta cercando di affrontare in maniera critica. Non da ultimo a pochi metri di distanza si trovava il mercato in cui venivano venduti e comprati gli schiavi e sul muro di un ex magazzino dell’area sono stati rappresentati sia i volti degli schiavi sia quelli degli schiavisti.  Terminata la visita del memoriale attraversiamo il vicino ponte sulla Loira e ci dirigiamo verso l’Ile de Nantes, uno spazio che sta attraversando un profondo processo di rigenerazione urbana e che in precedenza era occupato da cantieri navali, moli e scali merci. Sicuramente le attrazioni più folkloristiche dell’isola sono “Les Machines de l’Ile”, una serie di macchine meccaniche a forma di animali e insetti…quella a forma di elefante gira per l’isola sparando acqua ai turisti dalla proboscide.

 


Note:

[1] Città murata o insediamento fortificato.

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