La deportazione dei bambini ebrei in Francia. La Maison d’Izieu e Camp Les Milles

di Elisa Gardini

In primavera il paesaggio della Francia centro-orientale è particolarmente dolce. Per arrivare a Izieu, un grazioso comune nella valle del Rodano, la strada attraversa campi di girasoli e vallate di erbe aromatiche e di lavanda; sullo sfondo, la maestosità delle Alpi e il massiccio della Chartreuse. La Maison d’Izieu compare, con i suoi tetti spioventi e la stupenda fontana in marmo, dimora borghese dell’800 in mezzo a un paesaggio mozzafiato.
La bellezza del luogo stride con la tragica storia che raccontano queste mura. Qui, tra il maggio 1943 e l’aprile 1944, centocinquanta ragazzini ebrei trovarono rifugio dai coniugi Zlatin, Sabine e Miroslav, tassello della vasta opera di soccorso dell’infanzia ebraica in Europa. Sabine Zlatin scelse questo palazzo per la sua posizione, in alto rispetto alla strada e appartata. Qui, i ragazzi poterono trascorrere mesi sereni, seguiti con amore dagli Zlatin e da pochi pedagoghi, potendo seguire lezioni scolastiche ed attività ludiche. Il 6 aprile 1944, due mesi prima dello sbarco degli alleati, l’esperienza dei bambini d’Izieu si interruppe tragicamente: la Gestapo di Lione, agli ordini del criminale Klaus Barbie, fece una retata in quella casa considerata sicura. Quarantaquattro bambini ebrei tra i 4 e i 17 anni e sette tutori adulti furono ammassati in un camion, inviati ad Auschwitz e immediatamente gassati. Miron Zlatin venne fucilato in Estonia nel settembre 1944; Sabine quel giorno era a Montpellier e si salvò. Fino alla morte, avvenuta nel 1996, ha dedicato la sua esistenza alla memoria dei bambini ebrei di Izieu trucidati dalla furia nazista.

Attraverso la contrapposizione tra bellezza del paesaggio e sentimento di vuoto si tramanda la memoria dei bambini d’Izieu.
La prima commemorazione della retata avvenne spontaneamente nel primo anniversario, il 7 aprile 1946. Accanto all’ingresso venne apposta una lapide con i nomi dei bambini e degli adulti arrestati: ma non è citata l’appartenenza ebraica delle vittime, preferendo favorire una memoria generica dei caduti locali.
Per giungere alla costituzione del memoriale e alla restituzione dell’ebraicità delle vittime dovranno passare molti anni. Nel 1988, sull’onda emotiva del processo a Klaus Barbie, nasce un’associazione per la creazione del memoriale di Izieu, che nel 1990 riuscirà ad acquistare la casa e ad apporre una seconda targa dove finalmente si indicano le circostanze esatte della retata. Nel 1993 Izieu viene riconosciuto come luogo della memoria nazionale francese. L’anno seguente, il 24 aprile, si è tenuta l’inaugurazione del Museo memoriale dei bambini di Izieu, alla presenza del presidente Francois Mitterand.
In questa occasione, il primo recupero è stato della casa che ospitò i ragazzi. Gli ambienti sono stati restaurati, riproducendo l’assetto che avevano negli anni ’40: ma le stanze sono state lasciate il più possibile spoglie, creando uno stridente silenzio in un luogo che sappiamo essere stato abitato da vivaci presenze infantili. Dal 1994 l’impegno principale è stato quello di restituire un volto e una storia a quei nomi elencati sulla lapide: oggi le foto dei ragazzi sono appese alle pareti delle stanze vuote, e gli originali dei loro disegni e delle loro lettere. Particolarmente toccante è la ricostruzione dell’aula scolastica, dove la giovane maestra Gabrielle impartiva lezioni a una trentina di alunni.
Nel 2000 il nome del sito è stato cambiato in Maison d’Izieu. Nel 2015 l’allestimento è stato rinnovato ed ampliato, servendosi delle nuove tecnologie per un approccio didattico più efficace ed esauriente. Gli schermi tattili permettono di accedere agli archivi visuali.
Sono ovviamente documentate tutte la fasi della costituzione della Maison d’Izieu come luogo di memoria: dall’impegno di Sabine Zlatin ai riconoscimenti ufficiali.
Le ultime sale sono dedicate alla creazione della memoria: dalla caccia ai criminali nazisti, con una particolare attenzione al processo Barbie, al dovere di memoria.

 

Scendendo in Provenza, dai pressi di Aix-en Provence troviamo Camp Les Milles. Unico campo di internamento e deportazione visitabile in Francia, dal settembre 2012 è stato adattato a luogo di memoria, museo di storia, e spazio di cultura patrimoniale e artistica.
Il campo venne aperto nel 1939, ricavato da una fabbrica di tegole. Come altri luoghi d’internamento, anche Camp Les Milles conobbe tre fasi di utilizzo ben distinte. Dall’apertura al giugno 1940 fu un campo per soggetti nemici del Reich, che speravano di trovare qui rifugio dalle persecuzioni. Da luglio 1940 al luglio 1942 divenne un campo per gli ‘indesiderabili’, arrivando a contenere diecimila persone di trentotto diverse nazionalità. L’ultima fase vide Camp Les Milles diventare un campo di deportazione di ebrei. Tra agosto e settembre 1942, duemila uomini, donne e bambini internati, ebrei della cosiddetta ‘zona libera’, vennero consegnati dal governo di Vichy ai nazisti. Da Camp Les Milles vennero condotti a Drancy e Riversaltes, e da lì al campo di concentramento di Auschwitz. Diversi furono i bambini deportati, dato che solo due mesi prima, nel luglio 1942, il capo del governo Pierre Laval diede mandato di deportare non solo gli adulti ma anche i minori di sedici anni. Per questo episodio Camp des Milles è conosciuto anche come il Vel d’Hiv del sud.
Il percorso di visita si snoda su tre direttive: storica, memoriale, e di riflessione. La sezione storica presenta pannelli e postazioni audiovisive che approfondiscono la storia della Francia durante il secondo conflitto mondiale e del Campo; gli ambienti utilizzati sono quelli recuperati della fabbrica, spogli e bui. La sezione memoriale porta il visitatore nelle aree recuperate del Campo, tra le gallerie dormitorio zeppe di umidità e i luoghi di lavoro. Toccanti sono gli innumerevoli segni lasciati dagli internati: graffiti e scritte in ogni lingua. La sezione di riflessione è quella dall’impianto più innovativo: qui vengono approfonditi la Shoah, il Porrajmos (lo sterminio dei Rom) e i genocidi di Armeni e Tutsi. Attraverso proiezioni e ologrammi, ebrei, armeni, rom e tutsi contemporanei, di ogni età e genere, raccontano al visitatore quanto subito dalle loro etnie in tempi non tanto lontani. Alla fine del percorso, un salone con un muro zeppo di parole tematiche guida alla riflessione sul razzismo, la xenofobia e i crimini contro l’umanità che ancora oggi proliferano nel mondo.

Sia la Maison d’Izieu che Camp Les Milles sono luoghi di memoria consigliabili per sviluppare una riflessione sui crimini contro l’umanità. Partendo dalla narrazione delle vicende che ospitarono, allargano lo sguardo alle storie di altre repressioni e genocidi.
In entrambi i memoriali non si trova nulla di cruento, non v’è spazio per il voyeurismo dell’orrore. Non mancano le attività e i percorsi pensati per gli studenti dai 10 anni in su, focalizzate in particolare modo sulle figure dei Giusti tra le nazioni e, per la Maison d’Izieu, sul processo a Klaus Barbie e per Camp Les Milles sui razzismi e le persecuzioni di ogni tempo.
Due siti memoriali, quindi, che offrono spunti di riflessione molteplici e che rendono tangibilmente la Storia un tema di confronto e insegnamento continuo e insostituibile.