Hysteria

Immagine tratta dal sito IMDB (https://www.imdb.com/title/tt1435513/mediaviewer/rm1712960257/?context=default)
di Matteo Di Legge
“Hysteria”
(2011, regia di Tanya Wexler)
“Col suo ragionamento dovremmo rinchiudere tutte le donne nelle quali capriccio e logica collidono, il che mi fa pensare alla maggior parte delle donne d’Inghilterra…prima fra tutte mia moglie!”
Il tema dell’emancipazione (sessuale) femminile è forse uno dei più spinosi da trattare, quando interessa cinema e televisione, prestandosi facilmente a semplificazioni che rischiano di banalizzarlo e svilire la sua dimensione rivoluzionaria, sia nei costumi che nell’impatto che essa ha avuto sulla società umana.
Il film di cui vi parliamo potrebbe rientrare a buon diritto nella categoria delle opere “banalizzanti” se ci si soffermasse solo sulla sua dimensione di commedia, peraltro godibile e mai volgare; tuttavia “Hysteria”, se visto con occhio critico, presenta una profondità di temi notevole, che lo solleva, almeno in parte, dalle licenze narrative che si prende, modificando la vicenda reale per renderla più appetibile e funzionale al racconto per il pubblico.
Londra, 1880. Il giovane medico John Mortimer Granville ha difficoltà a trovare lavoro a causa delle sue idee sull’uso di una adeguata igiene e il suo sostegno all’allora innovativa teoria dei germi, scontrandosi con medici ottusi che usano ancora terapie arcaiche (sanguisughe e salassi). Girando per ambulatori alla ricerca di un impiego giunge infine nello studio del dottor Dalrymple, luminare del trattamento dell’isteria, una condizione psicosomatica che (a suo dire) affligge la metà delle donne londinesi, causando scatti d’ira, scompensi caratteriali e paranoie, che poco si addicono alla rigida, repressa e perbenista società vittoriana.
Il trattamento eseguito dal dottor Dalrymple altro non è che una “manipolazione” dei genitali femminili, che il medico giura non avere nulla a che fare col piacere, nonostante le reazioni delle pazienti siano inequivocabili. La stolida convinzione maschile ottocentesca per cui le donne non possano provare piacere senza la presenza e l’azione di un uomo viene elevata a teoria medica, e Dalrymple si trova l’ambulatorio pieno di signore, apparentemente del tutto ignaro dei reali effetti del suo trattamento, ma convinto dei benefici che esso procura.
Il film è un concentrato di doppi sensi eleganti e mai banali e tratta temi come la masturbazione e il piacere sessuale con leggerezza e simpatia, sottolineando le mancanze della società vittoriana in materia di conoscenza dell’universo femminile, che derubricava sistematicamente malesseri e frustrazioni di tutti quei soggetti che riteneva subalterni, come le donne o le classi meno abbienti. Questa tendenza è ben rappresentata dalle due figlie del dottor Dalrymple: Emily, l’epitome della fanciulla vittoriana di buona famiglia, dedita al piano e allo studio di un’altra disciplina oggi sconfessata come la frenologia, e Charlotte, appassionata femminista, suffragetta e impegnata a mandare avanti un’opera assistenziale per i bambini e le donne dell’East End, uno dei quartieri più poveri di Londra e costantemente osteggiata e derisa dal padre, che considera la sua attività inutile e deprecabile. Queste due donne, evidentemente estremizzate nel loro carattere a favore del tono leggero della commedia, rappresentano non solo due esempi di donne del loro tempo, ma servono soprattutto ad evidenziare i limiti di una società ancora arretrata e incapace di riflettere su temi importanti come la gratificazione sessuale femminile o la conquista di uno spazio politico e sociale della donna, poiché semplicemente non ritenuti temi reali.
La vicenda prenderà una svolta inattesa quando il dottor Mortimer, con l’aiuto del suo amico e mecenate Edmund St. John-Smythe, appassionato di tecnologia e inventore autodidatta, creerà un “massaggiatore elettro-meccanico” capace di eseguire “il trattamento” in una frazione del tempo che normalmente servirebbe con la masturbazione (che ha causato a Mortimer una vera e propria menomazione alla mano, dopo aver ricevuto centinaia di pazienti). Lo strumento è di fatto il primo vibratore elettromeccanico della storia, e il dottor Granville passerà alla storia anche grazie alla sua invenzione. Non sveleremo qui come si conclude la vicenda, dalle naturali svolte sentimentali, ma spenderemo invece due parole in onore (è il caso di dirlo) del vero dottor Granville, che ha effettivamente inventato il vibratore, senza tuttavia averne l’intenzione.
Il suo massaggiatore elettromeccanico infatti, battezzato “Granville’s Hammer” era in origine progettato per il trattamento dei dolori reumatici e muscolari, e lo stesso Granville si dissociò dal suo “alternativo”, sconsigliandolo anche su testi di ricerca da lui stesso redatti:
“Non ho mai massaggiato una paziente donna […] ho evitato e continuerò a evitare di trattare le donne con le percussioni, semplicemente perché non desidero essere ingannato, o aiutare a fuorviare gli altri sui capricci dello stato isterico”[1]
L’accuratezza storica del film è dunque scarsa, ma è ben compensata dalla verve umoristica della vicenda, certamente in grado di stimolare la curiosità dello spettatore e scoprire di più sul dottor Granville e sulla sua bizzarra invenzione, nonchè sull’isteria, che a discapito del risvolto quasi comico che può assumere, e sul quale il film poggia, era un problema reale: un esempio lampante delle forzature di un’epoca dominata da un patriarcato opprimente, quasi del tutto ignaro delle esigenze femminili e avulso a tal punto dalla dimensione erotica da arrivare a pagare medici che se ne occupassero clinicamente.
L’isteria spesso altro non era che la denominazione con cui si indicava (derubricandola) una forma di depressione di molte donne, ingabbiate in unioni poco felici, schiave di una società iniqua e sostanzialmente trasparenti, invisibili o peggio ancora, ritenute inadatte alla vita sociale perchè isteriche. Non è un caso che Hysteria in greco significhi utero: l’organo femminile per eccellenza diventa sinonimo di paranoia, irrazionalità e una sottesa incompatibilità con la società (maschile), calma e razionale.
Dal 1880 è passato molto tempo e molte lotte per l’emancipazione sono state combattute e vinte dalle donne, ma la situazione è ben lungi dall’essere migliorata: ad una nuova struttura sociale si associano nuovi problemi e nuove battaglie devono essere intraprese. Film come Hysteria esauriscono i dubbi? No di certo, ma sono intermezzi leggeri e al contempo capaci di porre qualche quesito più profondo, oltre la comicità, affrontando dei “tabù” in modo intelligente, divertente e non banale: un intento tutto sommato non da poco.
[1] Joseph Mortimer Granville, Nerve-Vibration and Excitation as Agents in the Treatment of Functional Disorder and Organic Disease, 1883 [tradotto dall’inglese]